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Attualità | 01 marzo 2024, 17:55

I comitati alzano le barricate: “No al parco nell'area dell'ex Thyssen senza una vera bonifica”

I gruppi di cittadini contrari alla costruzione del nuovo ospedale alla Pellerina ribadiscono le proprie istanze: "Nel suolo ancora presenti idrocarburi nocivi alla salute e cromo esavalente tossico"

I comitati alzano le barricate: “No al parco nell'area dell'ex Thyssen senza una vera bonifica”

I comitati alzano le barricate: “No al parco nell'area dell'ex Thyssen senza una vera bonifica”

Dopo le prese di posizione già esternate nei giorni scorsi, alcuni comitati in disaccordo con la costruzione del nuovo Maria Vittoria nell'area 'luna park' della Pellerina hanno ribadito la propria contrarietà alla realizzazione di un parco pubblico sul terreno attualmente occupato dai capannoni dell'ex Thyssen “senza una vera bonifica”.

No al “verde su soletta”

I gruppi di cittadini si sono di nuovo espressi in virtù della bocciatura, da parte del Consiglio Comunale, della loro delibera di iniziativa popolare con l'idea di realizzare l'ospedale proprio al posto della Thyssen e la contemporanea proposta della Giunta di realizzare il parco sulla “soletta” dell'ex acciaieria: “La nuova delibera - dichiarano - propone di trasformare gran parte dell’area Thyssen in verde pubblico, ma non impone la totale bonifica del suolo dai metalli pesanti, dagli idrocarburi nocivi alla salute umana e all’ambiente e dal cromo esavalente tossico e cancerogeno che avvelena anche la falda idrica”.

Una bonifica “vera, reale e definitiva”

Il riferimento, in particolare, è al Piano di Messa in Sicurezza Operativa MISO del 2021. A questo proposito viene lanciato un allarme: “Si limita – proseguono – a isolare l'area con un'enorme piastra di cemento, sradicando persino i pochi alberi rimasti. Come successo in altri siti industriali dismessi, ci butteranno sopra uno strato di terreno per far vivere un verde su soletta che non ha alcuna funzione sul microclima e nessun beneficio sull'ambiente e sulla biodiversità: denunciamo fin d'ora la possibilità di avere un cadavere industriale chiuso in una bara e che siano cementificati anche gli altri 1400 metri quadrati di suolo naturale; la bonifica dev'essere vera, totale e definitiva”.

Un “inganno per la cittadinanza”

A rincarare la dose ci pensa l'associazione Attac, che se la prende con le amministrazioni comunali: “Un grande equivoco - affermano – sta ingannando la cittadinanza: si spaccia per bonifica un intervento che si limita a isolare con il cemento il terreno inquinato. Subito dopo il disastro del 2007 era stata chiesta la restituzione gratuita di quell'area alla città, ma i sindaci non hanno mai fatto un passo in questa direzione, né si sono preoccupati di applicare il principio 'chi inquina paga' sancito dalla legislazione europea e dal nostro Codice dell'Ambiente”.

Marco Berton

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