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Eventi | 03 febbraio 2024, 11:35

Torre Pellice ricostruisce la memoria a 80 anni dall’eccidio a Pra di Gay

Domani verrà commemorata una triste giornata che costò la vita a 16 valligiani

Una delle case bruciate e rimaste così fino al 1977

Una delle case bruciate e rimaste così fino al 1977

Otterrà presto una spiegazione il riferimento alle vittime delle rappresaglie nazifasciste di Pra di Gay, in via inverso Rolandi, contenuto nella targa posta sul monumento voluto nel 1985 dall’Anpi (Associazione nazionali partigiani d’Italia) ma di cui, a Torre Pellice, si stava perdendo la memoria. Posto all’altezza dell’angolo con via Boudrù, nell’inverso del paese, porta scritto: ‘Giovinetti, anziani, donne ed uomini inermi per vile rappresaglia nazifascista qui ed in valle, dal febbraio 1944 ad aprile 1945, ebbero stroncata la vita...’.

“Il problema è che spesso la gente passando di qui, legge il contenuto della targa, si chiede: ‘Ma cos’era successo in questo posto?’ e tutto attorno non trova spiegazioni” racconta Mauro Ribotta che si fa carico del decoro e della pulizia del monumento. Così assieme ad un gruppo di cittadini torresi legati alla località ha deciso di ricostruire minuziosamente l’eccidio avvenuto il 4 febbraio del 1944 e ricordarlo con una commemorazione pubblica a ottant’anni esatti dall’accaduto: domani, domenica 4 febbraio, a partire dalle 11,30. Sul posto verranno anche posizionati i nomi dei civili uccisi a Pra di Gay: Augusto Roland, Pietro Martinelli, Bartolomeo Rivoira, Giovanni Collegari, Aldo Borsetti, Bartolomeo Giordan e Alberto Passatore. “Abbiamo sostenuto l’iniziativa patrocinando l’evento perché è importante che i cittadini si prendano cura della storia del proprio territorio” commenta Maurizia Allisio, vicesindaco di Torre Pellice.

“Per rappresaglia all’attacco che i partigiani sferrarono a Rio Cross, il 3 febbraio del 1944, il giorno successivo a partire dal mattino i nazifascisti colpirono duramente questa località che pensavano fosse legata all’accaduto. Iniziarono a bruciare case, stalle, fienili alla Rocchetta. Giunti a Pra di Gay uccisero alcuni civili” racconta Bruno Jourdan. Lui ha ricostruito gli eventi basandosi sui racconti tramandati oralmente, sulle informazioni contenute nell’articolo de ‘Il Pellice’ del 29 gennaio 1954, e nei libri ‘La Valle del Pellice sotto il preso dell’oppressore’ di Attilio Jallà e ‘La Resistenza nelle valli valdesi’ di Donatella Gay Rochat. È riuscito così a trovare alcune storie legate agli eventi come la fuga di Paolo Jallà, con due dei suoi conigli già mezzi bruciacchiati, dalla sua casa in fiamme. L’abitazione rimase poi un rudere fino al 1977. La sua storia e quella degli altri protagonisti della giornata verranno raccontate domenica 4 dal circolo Letture ad alta voce di Torre Pellice.

La commemorazione avrà una seconda tappa alle 20 in corso Jacopo Lombardini 80/4 nell’ex stalla di Rosa Fontana. Qui si svolse un altro fatto drammatico: “La sera del 4 febbraio molta gente era radunata proprio nella stalla. Verso le 21 entrò un fascista visibilmente alterato e fece partire un colpo che colpì di striscio Silvio Bellion, e alla gamba sua moglie Aline Jallà, per poi forare la coperta sotto cui era accoccolato il figlio, Riccardo” evoca Jourdan.

Al termine di quella giornata i civili uccisi in valle furono sedici.

Elisa Rollino

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