Chiacchiere su cinema, teatro e altre amenità è il libro scritto da Claudio Pallottini che sarà presentato domani alle ore 18 al Circolo dei lettori. Un libro che pone al centro l’amore di Gigi Proietti, nel trasmettere il proprio insegnamento a giovani attori e attrici. Come dire una battuta, come rendere chiaro un sentimento o efficace una pausa, e soprattutto l’amore per la conoscenza e la passione per un mestiere pieno di gioie ma anche traboccante di sudore, frustrazioni e lacrime.
Ad accompagnare l’autore in questo viaggio alla scoperta di Gigi Proietti “maestro” sarà la sua amica, collega e allieva Tiziana Cruciani.
“Con Gigi avevo un rapporto ottimo iniziato con il primo laboratorio che tenne nel 1979" ricorda l’attrice che ha conosciuto Proietti quando aveva 21 anni. “Lui ne aveva 39, era un ragazzo pure lui. Un attore all’apice del successo. Noi eravamo dei ragazzotti che aspiravano a essere lui, ma nessuno ci sarebbe riuscito mai”.
Un rapporto quello tra Tiziana e Gigi che è cresciuto con il tempo diventando di stretta amicizia oltre che di lavoro. “Avevamo grande stima e grande vicinanza l’uno per l'altro. Gigi era una persona che per me è stata fondamentale. Conservo un ricordo particolare. Eravamo in scena a Roma, mancavano cinque minuti all’inizio dello spettacolo. Io ero già in quinta e mentre ero lì, mi sento chiamare. Era Gigi, anche lui in quinta. Mi chiama e mi fa: ‘Te so’ venuto a dire che non posso restare e sono venuto a salutarti prima’. È stato un gesto così intimo, così amicale, lì mi sono sentita una sua collega-amica”.
L’eredità di Gigi Proietti, scomparso nel 2020, si vede nelle nuove generazioni di giovani attrici e attori. “La vedo sia in tanti attori che hanno avuto lui come maestro, ma anche in tanti che non lo hanno mai conosciuto. Gigi ha insegnato molto, soprattutto nel teatro comico e drammatico, ma anche nel varietà. Lo intravedo in un sacco di gente non solo nei suoi allievi. Lo intravedo come un faro che non si potrà raggiungere mai”.
“Certo oggi è un altro mondo - aggiunge - noi abbiamo sempre seguito il copione, dando un valore nobile alla comicità, adesso è tutto un po’ tirato via. Esiste solo più la scaletta, quello che dici è improvvisato. I copioni sono rimasti sono nel teatro e nel cinema, non più nella televisione. Il che è un male, perché sull’improvvisazione ci si lavora. L’improvvisazione non è davvero improvvisata. Renzo Arbore o Walter Chiari non improvvisavano senza aver studiato. È sceso il livello culturale, ma è sceso un po’ tutto. Senza contare che la quantità di persone che si propongono è assurda.
Una volta c’erano 16 mila attori iscritti all’albo, adesso avremo superato il milione. Non è più un lavoro faticoso e lo si fa solo per diventare famosi”.
Stretto il rapporto di entrambi anche con il capoluogo sabaudo. “Il rapporto che avevamo con Torino era splendido. Il primo lavoro che abbiamo fatto come scuola di Proietti a fine anni '80 l’abbiano fatto alla Rai di Torino con la regia di Ugo Gregoretti e le scenografie di Guglielminetti e i testi di Cesare Zavattini. I protagonisti eravamo noi allievi. In via Verdi alla Rai mi hanno detto che c’è ancora la nostra fotografia. È stata la prima trasferta della mia vita, siamo stati tre mesi, ho dormito in un residence in via Sacchi e andavo tutte le mattine a piedi in Rai. Sono tornata per lavoro tante volte e ho le mie tappe fisse: da Mulassano, poi al Circolo dei lettori, magari una passeggiata al Valentino. Se potessi vivere anche in un’altra città sceglierei Torino".