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Attualità | 25 gennaio 2024, 15:35

I Radicali attaccano: "Le carceri non sono discariche. Non garantito il diritto allo studio dei detenuti"

Boni: "Istruzione fondamentale per il reintegro". La denuncia: "Nella struttura torinese garantite solo 2 ore settimanali di lezione, ma ne servono 360 per finire il percorso"

I Radicali attaccano: "Le carceri non sono discariche. Non garantito il diritto allo studio"

I Radicali attaccano: "Le carceri non sono discariche. Non garantito il diritto allo studio"

Da sempre difensori dei diritti civili e attenti ai bisogni delle persone che finiscono dietro le sbarre, i Radicali denunciano la scarsa istruzione offerta ai detenuti del carcere di Torino: nel mirino i cosiddetti Cpia, Centri provinciali per l'istruzione degli adulti.

Boni: "Istruzione fondamentale per il reintegro"

"Visitiamo continuamente le carceri e i problemi si vedono a 360 gradi: violazioni dei diritti di agenti e detenuti, una struttura fatiscente e la scarsa istruzione fornita ai carcerati – ha spiegato il presidente dei Radicali Italiani Igor Bonil'istruzione diventa fondamentale, in un luogo che deve mirare al reintegro della persona nella società".

"Al Lorusso e Cutugno, specialmente nella sezione femminile che ospita numerose mamme, scopriamo che non vengono fornite un numero di ore sufficienti per finire un percorso che induca alla riabilitazione – ha dichiarato Ennio Avanzi, insegnante per 40 anni impegnato nell'educazione degli adulti – vengono garantite alle detenute solo 2 ore settimanali, ma per prendere il diploma conclusivo ne servono per legge 360, che possono diventare 600 se gli studenti non parlano l'italiano. Quindi con sole 2 ore al giorno per finire il percorso avrebbero bisogno dell'ergastolo". 

In sostegno del partito dei Radicali le due associazioni "Nessuno Tocchi Caino" e "L'Associazione radicale Adelaide Aglietta". 

Sciopero della fame per denunciare il sovrapopolamento

"Dai confronti con i detenuti abbiamo raccolto un grido di dolore, che mostra come non sempre viene garantito il diritto all'istruzione – ha dichiarato Giovanni Oteri, membro dell'associazione radicale Adelaide Aglietta – La scuola fa parte del percorso riabilitativo del detenuto, ma se questa viene meno il percorso fallisce".

"Abbiamo avviato uno sciopero della fame con decine di italiani per la questione del sovrapopolamento delle carceri, luogo che per costituzione dovrebbe avere un ruolo rieducativo – ha spiegato Silvja Manzi, consigliera del direttivo dell'associazione Nessuno Tocchi Caino – Il surplus di detenuti nelle carceri facilita l'oppressione fisica, complicando notevolmente il lavoro degli agenti penitenziari e creando così dinamiche esplosive". 

I Radicali intendono torneranno a visitare i detenuti a inizio febbraio, sperando che qualcosa inizi a cambiare perché, come sottolinea Silvja Manzi, "non si possono vedere le carceri come delle discariche".

Marco D'Agostino

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