Il rapporto con la montagna raccontato dalle pagine, dalle fotografie, dai documenti e dagli oggetti di Primo Levi stesso.
Scrittore, chimico, partigiano tra le nevi e le rocce ritrovata una connessione con il mondo, ma anche con le altre persone, dagli amici ai famigliari.
Fino al 13 ottobre al Museo della Montagna
Fino al 13 ottobre il Museo della Montagna ospita la mostra Le ossa della Terra, all’interno della quale si snodano otto sezioni (citazioni di Primo Levi, Natura, Materia, Letteratura, Trasgressione, Riscatto, Amicizia, Scelta e Liberazione) curate da Guido Vaglio, Roberta Mori e dal Centro Internazionale Studi Primo Levi.
“È una mostra che aiuterà a conoscere meglio il Museo e Primo Levi, ma anche a sottolineare un aspetto importante della città e del suo rapporto con le montagne che stanno intorno - spiega Fabio Levi, presidente del Centro Studi e nipote dello scrittore - La mostra apre a otto temi come se aprisse il suo rapporto con la montagna verso questioni di grande rilevanza avvalendosi di altri personaggi importanti come Nuto Revelli e Mario Rigoni Stern. Da 15 anni cerchiamo di rappresentare Primo Levi diverso da quello che è stato tramandato per tanto tempo. Conosciuto come testimone della Shoah, si è scoperto poi scrittore, chimico, e così via. In questo caso si scopre che era capace di stabilire un rapporto con la montagna, pensiamo a Philip Roth nell'intervista nella quale lo ha definito un’anima di invidiabile capienza. Ecco, qui è rappresentato come la somma di cose diverse, come persona capace di spaziare in campi diversi”.
Gli sci indossati prima dell'arresto nel 1943
Tra gli oggetti di più valore in mostra sicuramente il paio di sci che Levi abbandonò ad Amay in Valle D’Aosta quando venne catturato il 13 dicembre 1943. Lo stesso paio di sci furono usati poi dal partigiano Yves Francisco per fuggire in Svizzera. Una volta finita la guerra, Francisco li riportò dove li aveva presi.
E poi ancora la replica della pietra con l’incisione della poesia A Mario e a Nuto, il cui originale è conservato alla Fondazione Nuto Revelli. Levi fece incidere la poesia sulla pietra di un fiume per suggellare l’amicizia “come se la montagna rappresentasse l’occasione di un nuovo inizio”.
Per info: https://www.museomontagna.org