In cinque minuti una pioggia di 312 bombe da 7.000 metri di altezza, di cui una sessantina sullo stabilimento Riv. Villar Perosa a 80 anni di distanza ricorda il bombardamento alleato, portato a compimento con 53 ‘Fortezze volanti’. La popolazione si salvò grazie ai rifugi aerei voluti dal senatore Giovanni Agnelli e quella storia verrà raccontata domenica con testimonianze e immagini.
“Mercoledì abbiamo già organizzato un appuntamento per le scuole elementari e medie, mentre domani tutti potranno incontrare i testimoni, visitare i rifugi antiaerei e la mostra fotografica all’oratorio maschile” introduce l’assessore comunale Serenella Pascal.
La giornata parte alle 9,30, al Museo del Cuscinetto di via Nazionale 24, con l’incontro con Giorgio Micca, Elvio Scavino e Franco Vincon, che “ai tempi del bombardamento avevano tra i 5 e i 15 anni”.
Dalle 10,30, a gruppi, si potranno visitare i rifugi antiaerei di via della Braida e la mostra fotografica. I rifugi sono stati realizzati da gennaio a giugno del 1943 e si sviluppano su 730 metri di lunghezza. Hanno 5 ingressi e possono ospitare 3.500 persone. “La visita ha una durata che va dai tre quarti d’ora all’ora – premette Luca Grande, presidente dell’associazione Vivere le Alpi, che si cura della loro apertura –. Mentre il percorso di visita è di 100 metri”. L’area infatti è ancora di proprietà della famiglia Agnelli, che ne ha concessa una parte in comodato d’uso gratuito al Comune per far conoscere la storia.
La mostra all’oratorio, che si può raggiungere a piedi dal fondo di viale Agnelli, invece riprende quella realizzata 40 anni fa per ricordare il bombardamento. All’allestimento hanno lavorato Enrico Berardo, Paola Ricca, Angelo Peirone, Silvano Lerda e Carlin Porta. «In due sale abbiamo esposto circa 150 foto, che raccontano la storia di Villar da inizio secolo ai decenni successivi all’attacco – anticipa Berardo –. Lo scopo di quella mostra era far vedere come il bombardamento avesse colpito un paese vivo e operoso». Assieme alle foto saranno presenti anche cimeli come schegge di bomba e un pezzo di proiettile antiaereo, ma anche la planimetria dei rifugi e la mappa di dove erano caduti gli ordigni lanciati dagli alleati”.