Lo scorso weekend, quello dell'8 dicembre, è quello in cui, per tradizione, vengono allestititi l'albero di Natale ed il presepe in vista delle festività.
Sono tantissimi i personaggi che popolano quest'ultimo, svolgendo mestieri tra i più antichi e diversificati. Tra questi i pastori che, affiancati e coadiuvati dai cani, tengono a bada e guidano il proprio piccolo o grande gregge di pecorelle durante il pascolo.
Ma sapete che il primissimo pastore a giungere al capezzale di Gesù bambino è piemontese?
Si chiamava Gelindo, a ricordare il gelo dell'inverno, e si inizia a parlare di lui in una commedia teatrale scritta e messa in scena intorno al XVII secolo, la più nota delle quali è quella intitolata "Il pastore Gelindo". Ancora prima, la tradizione orale colloca la nascita di questo pastore-contadino piemontese in epoca medievale, quando si adoravano i pastori con laudi cantate nella messa della mezzanotte.
La tradizione vuole che sia stato proprio Gelindo ad aiutare Maria e Giuseppe a trovare la grotta dove far nascere il Bambinello. Si mise in viaggio dalle valli piemontesi giungendo fino a Betlemme, seguendo la scia dell'unica stella che illuminava il cielo di quella notte, la Cometa.
Ma si narra che prima di riuscire a partire per questo viaggio egli abbia attraversato numerose peripezie, dal dimenticare qualcosa al ricordarsi di rivolgere raccomandazioni alla moglie.
Una volta giunto in Terra Santa, poi, non si rese immediatamente conto dell'importanza dell'incontro appena avuto e realizzò la cosa solo dopo aver visto, nel cielo, quella stella così luminosa.
Il personaggio di Gelindo era talmente famoso in Piemonte da aver dato vita a numerosi modi di dire. Ad esempio, sotto Natale, si sente dire "Ei ruva Gelindo" per dire proprio che si sta avvicinando il Natale, oppure si dice "Gelindo ritorna", per canzonare una persona distratta o insicura, indecisa, che tende a ritornare ripetutamente sui propri passi e a non prendere decisioni importanti.
Rappresentato come un anziano con una pecorella sulle spalle, pantaloni di panno lunghi fino al ginocchio, gilet e camicia, Gelindo porta al braccio la "cavagna", ossia una cesta. La sua storia è stata messa in scena con successo fino alla seconda guerra mondiale, dopodiché la sua memoria si è persa, fin quasi a scomparire.
Ma non dovrebbe essere così...le tradizioni e la cultura dovrebbero essere sempre tramandate con successo e custodite, affinché arricchiscano senza fine la storia di un paese, qualunque esso sia.