È la memoria storica del Comune e pancalierese doc. È entrato in municipio il primo giugno del 1982 e uscirà il 31 gennaio del 2024 per andare in pensione. Il lavoro di una vita, però, non è stato il primo che Paolo Belmondo, 63 anni, ha fatto: “Ho fatto per 10 mesi il metalmeccanico, poi il portalettere e lo spedizioniere doganale”. Negli uffici di Pancalieri è entrato come assistente tecnico: “Preparavo la documentazione amministrativa, poi nel 1998 c’è stata una rivoluzione e sono stato nominato responsabile dei servizi amministrativi e demografici”. Compito che svolge tutt’ora.
Da lavoratore e residente in paese, ha visto Pancalieri cambiare in maniera significativa: “Quando sono entrato in Comune eravamo circa 1.800 abitanti, oggi siamo 2.000, con 400 stranieri, e non eravamo preparati a questa immigrazione, come capitato a tanti Comuni – fa il punto –. Nel nostro caso, comunque, non ci hanno dato problemi di ordine pubblico o di evasione di tasse comunali. C’è stato, però, un surplus di lavora per certi uffici”. Negli ultimi anni i cittadini italiani hanno meno bisogno di recarsi in anagrafe, per esempio, mentre gli stranieri hanno necessità di continua documentazione e di indicazioni su come svolgere alcune pratiche, “perché, per legge, per loro, la burocrazia è davvero tanta”.
Belmondo si astiene da giudizi politici, ma assicura che “tutti i sindaci e gli amministratori comunali con cui ho lavorato erano persone oneste e perbene. Personalmente mi sono divertito e ho conosciuto belle persone come i miei colleghi. Poi è anche capitato di incontrare, come tutti nella vita, persone meno simpatiche”.
Se guarda al futuro di Pancalieri, la sua speranza è che le generazioni più giovani si mettano a disposizione per garantire un futuro: “Mi auguro che alle elezioni di giugno prossimo ci siano 30enni, 40enni e 50enni che si facciano vivi per dare una prospettiva, altrimenti sono pessimista”. Un ricambio che secondo lui manca anche in certe associazioni: “Il nostro è un paese molto ricco, su questo fronte, ma alcune di loro stanno in piedi grazie a persone non più giovanissime”.
Poi si toglie un sassolino dalla scarpa: “Mi piacerebbe che i consiglieri comunali ruotassero ogni due o tre anni, per capire cosa vuol dire l’Amministrazione pubblica – argomenta –. Se per tagliare l’erba o cambiare i serramenti ci vogliono dei mesi non è per la pelandronite o l’ignavia di dipendenti o amministratori. Ci sono delle procedure da rispettare, più complesse e lunghe che a casa propria, che molti ignorano. Eppure ci sono amministratori da bar, che vorrei toccassero con mano questa esperienza e portassero anche idee nuove e rivoluzionarie, invece di fare solo critiche”.