C’era una volta l’auto… con 4 ruote, col motore a scoppio e coi bimbi che facevano brum brum quando la vedevano passare… c’era una volta… perché adesso non c’è più! Archiviato il momento nostalgia, nel nuovo presente l’auto è protagonista. E la nuova auto eredita solo le 4 ruote dal passato…
Con la memoria di chi è cresciuto a pane e pistoni, sento spesso dire che “le auto di oggi sono tutte uguali”. Anche se non condivido perché reputo il design automotive assai personale e mai banale, potrebbe esserci del vero in questa affermazione. Il vero parrebbe evidenziarsi nel fatto che le linee delle auto nuove sono sempre tutte tese e appuntite, i frontali sono tutti verticali e spioventi, le code sempre sfuggenti e che ormai le auto si somigliano così tanto che risulta davvero difficile distinguerle l’una dall’altra.
Necessario spezzare una lancia in favore delle linee dei più recenti modelli poiché le elevate misure di sicurezza imposte dalle normative UE obbligano produzione e designer ad uniformarsi, adottando linee tese e spioventi nelle parti anteriori al fine di ridurre al minimo il danno derivante da impatto con i pedoni e con altri veicoli. Se a questi standard aggiungiamo le stringenti norme antinquinamento, la ricerca esasperata della massima efficienza e lo spazio anche per gli amici a 4 zampe, ecco che i dettami stilistici imposti limitano la fantasia e la creatività a tutto vantaggio della sicurezza; e si traducono in risultati – in fatto di linee – piuttosto omogenei.
Tratteggiata fin qui l’automobile del presente, resta da chiedersi se nel panorama di cloni infiniti vi siano ancora quattroruote in grado di attrarre ed emozionare anche da ferme. E a parere di chi scrive, la risposta è affermativa.
La vettura di cui oggi racconto l’ho vista ancora prototipo in diversi saloni, l’ho rincorsa e già da qualche tempo viaggia silenziosa per le strade d’Europa. È stata così difficile da raggiungere che mi stavo determinando all’acquisto solo per poterla provare…
Finché a passeggio in una sera d’estate, incontro Eleonora – fotografa professionista e digital creator della concessionaria Renault SuperAuto di Novara. Vedendo le scintille dei miei occhi alla vista dell’auto esposta, capisce cosa mi piace e mi invita a partecipare a un gioco il cui premio è la prova di una vettura della gamma Renault. Naturalmente vinco e metto le mani sulla Renault Megan-E.
Premessa doverosa: la Renault Megane e la Renault Megan-E sono due auto totalmente diverse. La prima è un’auto apprezzata e concorrente della più conosciuta Volkswagen Golf. La seconda, ovvero la Megan-E oggetto di queste righe, è l’auto della rivoluzione del marchio Renault. E la vocale “E” maiuscola finale sta a indicare che la vettura è alimentata da elettroni.
La rivoluzione che nel gergo Renault prende il nome di “Renaulution” passa anche per la matita dell’olandese Laurens Van den Acker. Figlio di architetto e appassionato d’auto, Van den Acker è a capo del centro stile Renault dal 2009, e la Renault Megan-E rappresenta in ogni dettaglio il nuovo corso stilistico che egli ha impresso alla Casa francese. Questo nuovo corso è stato ancora più fortemente voluto dal luglio 2020 quando è stato nominato il nuovo Amministratore Delegato, l’italiano Luca De Meo che è ideatore e creatore della “Renaulution”.
Accanto alla Renault Megan-E inizio la disamina: il colpo d’occhio è totale e a gusto personale l’auto è davvero bellissima, equilibrata, perfetta. Lunga 420cm – è 16 cm più corta della Megane classica con motore a benzina – è larga 177cm con un’altezza dal suolo di 13,5cm. Le fiancate sono filanti, lineari, armoniche: le maniglie anteriori fuoriescono dalla carrozzeria appena mi avvicino mentre quelle posteriori sono nascoste, annegate nella parte alta delle portiere. L’immagine che trasmette è molto muscolosa senza essere aggressiva: frontale verticale, cofano anteriore robusto con marcate nervature, linea di cintura molto alta e con lunotto posteriore piccolo e sfuggente. L’andamento lineare e piatto dei proiettori a led sia anteriori che posteriori contribuisce ad esaltare la continuità stilistica assoluta della vettura. Non è grande come potrebbe sembrare. È una compatta molto compatta, con una linea personale e piacevolissima, sempre discreta oltre che unica nel suo genere.
A dispetto delle dimensioni esterne appena più grandi di un’utilitaria, l’abitacolo è incredibilmente spazioso. È ampio, arioso e l’abitabilità davvero pregevole con tanto spazio per le gambe e sopra la testa, sia per chi siede davanti che per chi si accomoda dietro. Il bagagliaio ha una forma regolarissima, è molto profondo, ben rifinito e con un’ottima capacità in relazione alle dimensioni esterne e allo spazio interno. Ma la vera rivoluzione – pardon, Renaulution – è al posto guida: un colpo d’occhio tutto nuovo, naturalmente digitale sviluppato da Renault con un partner d’eccezione come Google. La plancia si compone di due schermi, uno orizzontale dietro al volante – volante non più rotondo ma dalla forma ottagonale – e un altro verticale, più grande e orientato verso il pilota. Tutto questo non si era ancora mai visto su una vettura di questo segmento: il sistema infotelematico – oltre ad essere proprietario – è talmente intuitivo, facile e ben integrato che sembra di averlo utilizzato da sempre. Addirittura il calcolo dell’autonomia residua – essenziale viaggiando su un veicolo che marcia a elettroni – è perfetto perché ti conduce a destinazione con un margine di errore inferiore all’1%.
Giunta l’ora di mettermi al volante per verificare se alla Renaulution esteriore corrisponda una Renaulution interiore, vi do appuntamento al prossimo articolo. Per farlo con dovizia e senza tralasciare alcun particolare, vi anticipo che la parte meccanica della vettura è di prim’ordine e merita pertanto un capitolo specifico. Inoltre Luca Ticozzi – responsabile vendite della concessionaria Renault SuperAuto di Novara – insiste affinchè io possa trasmettervi quell’esperienza pura e senza filtri di guidare questa nuova Renault Megan-E che è – prima di tutto – un’auto da vivere.