Molti dei piatti divenuti simbolo della tradizione culinaria del nostro Paese sono nati dal mondo agricolo e dal recupero. Al fine di ridurre gli sprechi, si dava vita a pietanze che riunivano, al loro interno, qualsiasi tipo di prodotto.
Talvolta, anche cose apparentemente inconciliabili e sapori decisi che, una volta uniti, hanno dato vita a piatti molto particolari e largamente apprezzati.
Uno di questi è, sicuramente, il fritto misto alla piemontese.
Esso, chiamato anche Fricassà mëscià o Fricia, nacque nell'epoca in cui le famiglie possedevano ancora capi di bestiame che venivano macellati in casa.
Mantenendo fede al detto che "del maiale non si butta via niente", infatti, anche il cosiddetto "quinto quarto", ossia le frattaglie, veniva destinato proprio a questa preparazione.
Man mano, poi, si sono aggiunti altri ingredienti, sia dolci che salati, fino ad arrivare prima a 18 e adesso oltre i 30, leggermente variabili in base alla stagionalità ed ai gusti di chi lo prepara.
Tra questi ricordiamo fegato, polmone, cervella, filone, animella, salsiccia, fettina di vitello, bistecca di pollo, rana, bagnet verd, per poi passare ai componenti dolci tra cui il semolino dolce e quello al cioccolato, l'amaretto e la mela, il tutto accompagnato da verdure come carote, melanzane o zucchine.
Essendo il fritto misto alla piemontese un piatto "della festa", esso veniva consumato il giorno dopo la macellazione della carne, giorno molto importante per chi alleva animali.
Inventato nel Monferrato, esso negli anni si è progressivamente diffuso in tutto il Piemonte ed è un piatto unico sicuramente da assaggiare.