E' andato alla Yeg (Your event group) il Premio nazionale 2023 per la Miglior innovazione tecnologica digitale nell'ambito degli eventi, assegnato nei giorni scorsi presso l'auditorium Parco della Musica di Roma, in occasione della Bea, Best Event Award. Una vittoria dal forte profumo torinese, visto che Yeg ha proprio la città della Mole tra le sue sedi - eredità di Ventana Group - oltre a Milano, Roma e la recente iniziativa basata in Oman. "Quella dell'Oman è una novità del 2023 - racconta il direttore generale di Yeg, Giampiero Briozzo - sarà operativa breve, in vista dell'evento di Expo 2040 di cui saremo partner".
Un cammino iniziato nel 2018
Nata nel 2018, anno in cui le diverse realtà fondatrici sono confluite in un percorso unico, Yeg ha come sua missione “innovare il mondo degli eventi”. Ecco perché il premio ricevuto a Roma diventa quasi una conseguenza. "Ci speravamo - confida Briozzo - perché siamo gli unici al mondo ad aver sviluppato un certo tipo di proposta tecnologicamente all'avanguardia. E speriamo che questo sia soltanto il primo di tanti altri bersagli che continuiamo a inseguire in futuro”.
Due, le anime di Yeg: la parte legata maggiormente alla logistica ha riverberi torinesi, proprio sul solco che fu di Ventana, mentre Milano si occupa della componente più tecnologica e di produzione. Torinese è anche l'amministratore delegato, Pier Paolo Pecchini, mentre a Roma fanno base le attività legate a clienti e interlocutori più istituzionali, oltre all'attività connessa alla produzione video. In tutto, in Italia, la squadra è composta da circa 65 persone.
Effetto pandemia
E se l'innovazione e l'avanguardia sono parole chiave, per Yeg, un'impronta profonda all'attività di organizzazione di eventi, anche di dimensioni considerevoli, l'ha data la pandemia da Covid. Quando tutto il mondo si è riscoperto "isolato", la comunicazione digitale è diventata l'unico grimaldello in grado di scardinare l'inevitabile distanza sociale. “In quei mesi - ricorda Briozzo - siamo stati l’agenzia che, almeno in Italia, ha prodotto più grandi eventi televisivi digitali, sempre per brand di primissimo piano. Questo ci ha dato un posizionamento molto importante nei confronti del mercato, ma ci ha anche fornito un know-how specifico perché abbiamo visto che durante gli eventi digitali il livello di interazione tra azienda e platea diventava ancora più forte".
La vicinanza virtuale, insomma, era più forte della distanza fisica. "Uscendo da una logica top-down caratteristica degli eventi dal vivo, dove c'è qualcuno che parla e tanti altri che ascoltano, si è creato un coinvolgimento maggiore. Inoltre, abbiamo trovato il modo di ottenere dati più attendibili sulla misurazione del successo di un evento. Una risposta scientifica a una domanda rimasta a lungo insoddisfatta".
Effetto D*motion
La soluzione del rebus ha un nome: si chiama D*motion. “Abbiamo trasformato l’evento in un media - dice il direttore generale di Yeg -, ottenendo una specie di Auditel di ciò che organizzavamo: tramite algoritmi proprietari e interazioni digitali attivi prima, durante e dopo l'evento, abbiamo potuto ottenere dati quantitativi e qualitativi. Il tutto grazie anche alla collaborazione con un'azienda danese specializzata in neuromarketing".
La tecnologia, insomma, permette di seguire lo sguardo e misurare le reazioni degli utenti, arrivando a decifrare non solo la performance dell'evento, ma anche il tipo di successo ottenuto, la partecipazione stimolata e così via. "In questo modo si ottiene il Roint, return on interaction, una metrica che ci permette di valutare in base a tutti i dati raccolti quanta partecipazione c’è stata, così da poterla parametrare come ritorno all’investimento per organizzare l’evento. Il tutto, appunto, in maniera scientifica e misurabile. Un patrimonio di dati che possono essere usati successivamente dal marketing per studiare ulteriori strategie per migliorare i risultati, comunicativi e pure commerciali".
Un passo evolutivo importante, insomma. "Da agenzia diventiamo business partner, per pianificare anche nel tempo una strategia che dia risultati sempre migliori". Con effetti anche sull'attività di tutti i giorni: "C’è una virata, per quanto riguarda il nostro ambito di operatività, verso la possibilità di un evento “ibrido”, in cui all’appuntamento fisico si abbini anche l’elemento digitale. Da marzo, mese in cui abbiamo lanciato il nostro metodo, l’interesse riscosso è pazzesco. E il giorno dopo la vittoria del premio già grandi gruppi nazionali si sono rivolti a noi, interessandosi a quel che proponiamo".
Largo ai giovani
Ma visto che tecnologia e avanguardia fanno spesso rima con carta d'identità piuttosto "verde", ecco che a ritirare il premio, a Roma, è andato Andrea Milanino, 22 anni, digital transformation strategist di Yeg. "Volevamo dare un segnale - conclude Briozzo - In azienda investiamo tantissimo nello sviluppo della Z generation, proprio per l'impronta che il digitale porta con sé. Nella nostra sede di Milano, per esempio, l'80% dei nostri collaboratori è sotto i 30 anni".