Un film d'esordio che fa e farà parlare, quello di Catrinel Marlon, la madrina del 41esimo Film Festival. Se ieri è stata protagonista della Cerimonia di apertura alla Reggia di Venaria, dove ha sul red carpet ha sfoderato il suo pancione con orgoglio (ma quando il direttore Steve della Casa le ha chiesto il sesso del nascituro ha risposto un po' piccata: “Perché, è importante? Allora è cisgender”) e dove, dal palco, ha lanciato un messaggio per tutte le donne e un omaggio a Giulia Cecchettin, oggi la Marlon ha svestito i panni da diva e indossato quelli da regista per presentare il suo primo lungometraggio, “Girasoli”.
La storia è ambientata in un manicomio, in particolare in una sezione con pazienti molto giovani, bambini e adolescenti. Lì la protagonista Lucia farà amicizia con un'infermiera sua coetanea, Anna, con cui stringerà un legame sempre più forte fino a trasformarsi in un vero e proprio amore, forse impossibile o forse no.
Catrinel, come le è venuta l'idea?
Io ho vissuto il manicomio, e in particolare ho frequentato un ospedale psichiatrico in Romania. Non ero io la ricoverata, no, ma l'ho vissuto ugualmente attraverso l'esperienza di mia zia. Ero l'unica della famiglia che lei accettava, che riconosceva, quindi le mie visite sono state via via sempre più frequenti e ho imparato a conoscere quel luogo e tutte le sua sfaccettature. Io ho cercato di vedere il lato buono di quel posto, portavo caramelle e loro mi restituivano sorrisi.
E quindi ha deciso di farci un film.
Inizialmente volevo usarlo come soggetto per un cortometraggio, poi mi sono resa conto che c'era materiale per un film più lungo e, anche se è il mio esordio, mi sono lanciata nel progetto con entusiasmo, seguendo corsi di regia, studiando, lavorando molto.
E' soddisfatta del risultato?
Molto, ma non sono io a doverlo dire. Nemmeno il cast ha ancora visto il film finito, c'è molta attesa. Io sono contenta che sia un lavoro frutto di esperienza vera, di un vissuto. Non è un racconto della mente, ma del cuore. Ho voluto raccontare la malattia mentale nei bambini ma raccontando soggetti 'recuperabili', non estremi. E poi volevo dare spazio alla storia d'amore, al messaggio d'amore che volevo mandare. Ho avuto molti dubbi su quale fosse il miglior finale, spero che la scelta sia stata quella giusta.
Con Catrinel, a presentare il film, si è presentata anche l'attrice interprete di Lucia, la ventenne Gaia Girace. Che ha raccontato: “Sono stata felicissima di poter toccare con mano una realtà molto difficile. E' stata per me una grande opportunità e ho fatto gran lavoro di preparazione: con la mia coach abbiamo studiato le “tarantolate” del Salento, che sono state la mia prima fonte di ispirazione. Ma ho studiato con attenzione anche tutti i film ambientati in ospedali psichiatrici, primo tra tutti “Ragazze interrotte”.