Quando si pensa alle ricette tipiche del territorio piemontese, solitamente la bagna cauda (o bagna caoda), è la prima a venire in mente.
Sebbene i primi cenni su questo condimento risalgano, addirittura, al Medioevo, la prima ricetta scritta della bagna cauda risale al 1875, a causa dell'iniziale reticenza nel suo utilizzo. È un intingolo povero a base di olio, acciughe ed aglio (utilizzato nel numero di una testa a persona, precedentemente fatte bollire nel latte al fine di mitigarne il sapore deciso e rendere la salsa più cremosa), tipico del mondo contadino, gustato caldo per ripararsi dalle temperature rigide. Esso veniva invece disdegnato dai nobili e dalle classi più abbienti, proprio per gli strascichi duraturi lasciati, all'alito, dall'aglio.
La bagna cauda, che in piemontese significa "salsa calda", si può dire sia nata lungo le vie del Sale, ossia le rotte che dalle foci del Rodano e dalle saline della Provenza, allora territorio sabaudo, attraverso le Alpi Marittime giungevano al basso Piemonte. Il sale, bene dai costi estremamente elevati, veniva trasportato al di sotto di uno strato di acciughe; in questo modo, i commercianti potevano eludere i pesanti dazi conseguenti al commercio di tale importante ingrediente.
Accompagnamento di verdure crude e cotte e uno dei cibi conviviali per eccellenza, inizialmente la bagna cauda veniva servita in un tegame di terracotta comune a tutti i
commensali, il "dian", che recava al di sotto uno scaldino colmo di braci, la "scionfetta". Attualmente il dian è stato sostituito da un altro pentolino in terracotta ma individuale, il "fojot", al di sotto del quale c'è un fornelletto ad alcool, ma può essere parimenti utilizzato il set per la bourgugnonne.
A prescindere dall'alito cattivo che lascia per diverse ore, vale comunque la pena assaggiare la bagna cauda. Al massimo, in quel tempo non ci si bacia!!