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Economia e lavoro | 17 novembre 2023, 07:03

A Torino il piatto piange, l'appello di Ascom: "Mancano 12mila addetti in tutta la regione per accogliere turisti e clienti"

Nasi (Epat): "Camerieri, maitre, lavoratori al bancone: sono loro il biglietto da visita dei locali. E serve preparazione"

Camerieri che lavorano e servono pietanze

Il mondo della ristorazione torinese ha bisogno di forze fresche per rispondere alle necessità del periodo

A Torino e in Piemonte il piatto piange. Non perché manchino gli affari (anzi), ma perché non ci sono gli addetti ai lavori necessari per rispondere alla richiesta di turisti, visitatori e clienti in generale.

L'allarme arriva da Ascom Torino. E in particolare da Epat. Se in tutta Italia sono 6 su 10 gli imprenditori che lamentano difficoltà nel reperire personale, dei 150mila posti vacanti lungo la penisola sono circa 12mila quelli che cercano un interprete, peraltro con competenze adeguate. "La situazione nazionale – sottolinea Vincenzo Nasi, presidente di Ascom Epat, l’associazione di pubblici esercizi - copia perfettamente quella locale torinese e piemontese, dove mancano circa 12 mila addetti. Nei nostri esercizi pubblici riscontriamo notevoli problemi nel trovare personale formato adeguatamente e, soprattutto, motivato".

Si tratta di una questione di lavoro, ma anche di immagine, spiega Nasi. "Ci si dimentica sempre che chi lavora in sala e al banco sono le prime, e spesso le uniche, interfacce tra il locale e il cliente: a loro è affidato il compito di far stare bene chiunque entri, sia che ci scelga per un caffè o un semplice pasto fuori casa o che voglia fare un’esperienza enogastronomica memorabile. I banconisti, i camerieri, i maître di sala e il personale in genere hanno una grande responsabilità: sono i portabandiera del locale in cui lavorano. E bisogna essere preparati per farlo bene. A tutti i livelli è necessaria competenza, disponibilità, sensibilità e consapevolezza del proprio ruolo. Come Epat sosteniamo da sempre una formazione più aderente alle nostre necessità, perché quando gli imprenditori riescono a entrare nel processo formativo delle figure professionali abbiamo risultati decisamente migliori".

Intanto, il mondo della ristorazione vede la propria età media abbassarsi sempre di più e vede un ingresso sempre più imponente da parte delle donne. L'incidenza media delle imprese guidate da imprenditrici è infatti del 21,4% e una su dieci è amministrata da giovani under 35.

"Lavorare nella ristorazione – evidenzia Maria Luisa Coppa, presidente di Ascom Confcommercio Torino e provinciaè sicuramente un mestiere duro, che richiede sacrifici e grande serietà. Significa lavorare quando gli altri fanno festa, significa sacrificare la famiglia e gli affetti, ma significa, per contro, avere sempre opportunità di impiego, crescere professionalmente in un mondo ricco di offerta, sviluppare abilità comunicative e sociali e costruire giorno dopo giorno il proprio successo personale e delle realtà imprenditoriali presso cui si lavora. Negli ultimi anni i bistrattati ‘cuochi’ sono diventati ‘chef’, in alcuni casi vere e proprie star, grazie, soprattutto, ad una forte spinta di consapevolezza del proprio ruolo sociale. Dietro queste figure ci sono percorsi formativi e professionali molto lunghi, importanti e continui. Così deve essere anche per i camerieri, i baristi e il personale di sala".

Massimiliano Sciullo

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