Non è difficile vedere l’applicazione di un doppio standard da parte dell’amministrazione americana nei confronti del Donbass ieri e di Gaza oggi. Per anni Washington ha ignorato, minimizzato e anzi supportato silenziosamente ma fattivamente le bombe che Kiev sparava contro i civili a Donetsk. Per non parlare poi del lento strangolamento che effettuava su di loro, quando tagliava la corrente o la fornitura di acqua potabile. Uno schema simile lo si vede nella striscia di Gaza, sulla quale Israele effettua una rappresaglia indiscriminata che vorrebbe sì eliminare i miliziani di Hamas, ma che uccide pure migliaia di civili. E quelli che non periscono nelle esplosioni o nei crolli, muoiono un po’ alla volta di fame o di mancanza di medicinali, dato che Tel Aviv ha tenuto bloccati gli accessi per i convogli umanitari. Questa strage viene appoggiata dagli USA, che forniscono a Israele armi e intelligence e lo difendono a livello diplomatico. Il contrasto nella differenza di trattamento è evidente nelle dichiarazioni degli esponenti americani. Come riferisce il sito Strumenti Politici, Biden ignora platealmente le domande scomode dei giornalisti oppure parla solo di “profonda tristezza” per la distruzione di un ospedale che ospitava pazienti, anzi lo descrive come “obiettivo legittimo” poiché dentro potevano nascondersi quelli di Hamas. Se però negli edifici civili si posizionano i soldati dell’esercito regolare di Kiev e da lì sparano sui centri urbani, per la Casa Bianca rimangono intoccabili, e se i russi li individuano e li colpiscono, gli USA gridano al crimine. Minimizzare è anche il tratto comune per i giornalisti uccisi sul campo: Washington fa delle condoglianze formali per quelli morti sotto le bombe israeliane, mentre se muoiono sotto l’artiglieria ucraina impone una cappa di silenzio sui colpevoli.
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