Attualità - 08 novembre 2023, 14:15

Da Pinerolo parte la sfida per aprire la cultura con un’app

Consulta regionale per i beni culturali ecclesiastici e Confcooperative lavorano a uno sviluppo del progetto ‘Chiese a porte aperte’

Irene Bongiovanni e Roberto Canu

La strada è di passare dalle chiese ad altri tipi di beni storici e archeologici, estendendo il progetto sul territorio nazionale. ‘Chiese a porte aperte’ mira a trasformarsi in ‘Cultura a porte aperte’, per ampliare sempre di più la possibilità di accedere a monumenti rilevanti grazie a un’app. Stamattina a Pinerolo, in sala Bonhoeffer, la Consulta regionale per i beni culturali ecclesiastici e Confcooperative si sono confrontate sul tema nell’incontro operativo ‘Conversazioni generative. Beni Comuni: dalla valorizzazione del patrimonio culturale alla generatività per le comunità’.

Il pozzo e lo scrigno

A introdurre l’appuntamento il vescovo di Pinerolo monsignor Derio Olivero: “In questa società la cultura è un fanalino di coda. Siamo convinti che a far funzionare il mondo siano l’economia e la tecnologia, ma in realtà la cultura è un pozzo e uno scrigno che lo fa funzionare – argomenta –. Rendere accessibili luoghi religiosi in autonomia, grazie a un’app, permette di incrementare il turismo, ma anche avere la propria cappella privata, come un tempo ce l’avevano i signori o i nobili. Ed è un’occasione anche per un ateo che voglia passare qualche minuto in silenzio”.

Tecnologia, storia e arte

Il progetto ‘Chiese a porte aperte’ è attivo da anni in Piemonte e Valle d’Aosta e consente di entrare in piccole cappelle, confraternite chiese o abbazie, che altrimenti sarebbero chiuse. Nel Pinerolese, per esempio i beni sono 4: la cappella della Madonna del Boschetto di Frossasco, la cappella di San Bernardino da Siena di Lusernetta, la cappella di Santa Lucia alle Vigne di Pinerolo e la cappella di Santa Maria di Missione di Villafranca Piemonte (l’elenco completo si può consultare a questo link).

Per entrare in questi luoghi 365 giorni l’anno, dalle 9 alle 18, basta scaricare l’App ‘Chiese a porte aperte’, registrarsi e prenotare un appuntamento. La porta della chiesa si aprirà inquadrando un Qr-Code.

All’interno sarà anche attivo un sistema di narrazione dei tesori custoditi in quel luogo.

Lo sviluppo futuro

“Far muovere le persone, far scoprire direttamente questi beni è importante. E dare loro le chiavi e offrire indicazioni è fondamentale – sostiene don Gianluca Populla, incaricato regionale per i beni culturali ecclesiastici –. In futuro i nuovi italiani saranno contraddistinti da una pluralità di culture e sarà interessante vedere cosa vogliono fare di questi beni, che possono conoscere e sperimentare così”.

Riguardo al futuro, anche Roberto Canu, coordinatore del progetto, lancia delle suggestioni: “Si potrebbe usare questo metodo di accesso per altri beni archeologici o storici come le torri o ancora a demoetnologici come i mulini. Ed estendersi in altre regioni, per passare da ‘Chiese a porte aperte’ a ‘Cultura a porte aperte’”. E usa un paragone: “Sarebbe bello che diventasse un progetto di sistema, come le piste ciclabili. Un’offerta della comunità, che valorizza i suoi beni”.

Confocooperative intende accompagnare la Consulta in questo progetto: “Abbiamo concordato di fare uno studio sulla sostenibilità dello sviluppo del progetto – comunica Irene Bongiovanni, presidente nazionale e regionale di Confcooperative Cultura Turismo Sport –. Ma siamo pronti anche a mettere a disposizione la nostra rete per adottare qualche bene e portare il progetto in altre regioni”. Stamattina, per esempio, si è aperto un canale con la Puglia e il progetto LeccEcclesiae, curato da ArtWork.

Marco Bertello