"Braccia rubate all'agricoltura": era questo il titolo di disapprovazione più gettonato, fino a qualche anno fa, dagli insegnanti nei confronti degli studenti svogliati o poco motivati. Ma ora non sarà più possibile dirlo, perchè i numeri confermano che non si tratta più della realtà. Anzi: i giovani tornano a lavorare nel settore primario. Magari non a coltivare direttamente i campi, ma senza dubbio a interessarsi del comparto.
In netta controtendenza
Lo dicono gli ultimi dati di Coldiretti su base Infocamere e Unioncamere: se in generale si è perso oltre un quarteo delle persone che vogliono lavorare tra campi e allevamento (-25,2% in dieci anni), le persone con meno di 30 anni hanno deciso di andare in direzione ostinata e contraria. Per loro, l'aumento è addirittura del 12,8%.
Ma non solo: dal 2014 al 2023 le giovani imprese agricole spiccano per estensione e soprattutto per il salto di qualità compiuto in termini di digitalizzazione, innovazione e professionalità ed hanno infatti una estensione media di 18,3 ettari a fronte della media nazionale di 10,7 ettari.
"Hanno rivoluzionato il mestiere"
“Le imprese giovani hanno di fatto rivoluzionato il mestiere dell’agricoltore - dice Claudia Roggero, delegata Giovani Impresa Piemonte -impegnandosi soprattutto in attività multifunzionali che vanno dalla trasformazione aziendale dei prodotti alla vendita diretta, dalle fattorie didattiche alle attività ricreative, l’agricoltura sociale, l’agribenessere e la cura del paesaggio o la produzione di energie rinnovabili. La pandemia, poi, ha accelerato il fenomeno del ritorno alla terra e maturato la convinzione comune che le campagne siano oggi capaci di offrire e creare opportunità occupazionali e di crescita professionale, peraltro destinate ad aumentare nel tempo”.
"Sostenere i giovani contro gli ostacoli al ritorno"
“Occorre sostenere il ritorno alla terra dei giovani superando gli ostacoli burocratici che si frappongono all’insediamento – evidenziano Cristina Brizzolari, presidente di Coldiretti Piemonte e Bruno Rivarossa, delegato confederale -. E’ necessario investire su un settore strategico per far ripartire l’Italia e l’Europa grazie anche a una nuova generazione di giovani attenti all’innovazione e alla sostenibilità. Ancora più in un periodo in cui l’economia soffre, risulta ulteriormente grave e inaccettabile ostacolare le progettualità economiche di coloro che hanno scelto l’Italia quale luogo per realizzare le proprie idee imprenditoriali, impedendo lo svilupparsi degli impatti sociali che ne derivano, in primis i posti di lavoro".