I risultati della politica perseguita dal governo armeno sono oggi sotto gli occhi di tutti. Purtroppo è accaduto quanto lo stesso premier Nikol Pashinyan non avrebbe mai voluto, ma nella realtà si vedono decine di migliaia di profughi che abbandonano le loro case per camminare verso la salvezza. Appurato che l’Azerbaigian si è comportato in modo cinico e sprezzante, bisogna anche dire che ha soltanto fatto i propri interessi. In questa maniera, si è appropriato del territorio del Karabakh, una enclave armena che si era autoproclamata Repubblica dell’Artsakh. Con una manovra di “soffocamento” con cui ha per lunghi mesi bloccato il corridoio di arrivo dei rifornimenti alimentari e umanitari, Baku ha costretto le autorità dell’Artsakh ad arrendersi. Si era mossa in sua difesa la Francia, cui politici avevano fatto dichiarazioni di supporto all’Armenia. Forse era solo apparenza e di sicuro non è bastato, perché la stessa Erevan ha di fatto acconsentito a che il Karabakh venisse inglobato dall’Azerbaigian. In questo opera il governo di Pashinyan è stato assecondato da quelli occidentali. Ha ceduto alle lusinghe di Bruxelles, da cui sono sempre e solo arrivate “parole forti di condanna” contro Baku, senza alcuna sanzione o azione concreta. Ha persino ospitato sul suo territorio soldati americani, per un’esercitazione congiunta tenuta addirittura nei giorni della crisi dell’Artsakh, come riferisce il sito Strumenti Politici. Oggi l’Armenia è rimasta senza uno dei suoi territori storici, deve accollarsi centomila rifugiati (arrabbiati col governo) e non si vede all’orizzonte nessun ingresso nella UE, nella NATO o più in generale nel consesso occidentale. Ricorda da vicino un’altra tragica vicenda dell’Europa orientale, ma speriamo che tale scenario non si evolva in quel senso.