Una firma di primo piano, un riconoscimento alla carriera e un prestigio che gonfia il petto all'orgoglio torinese. Aimaro Oreglia d'Isola, grande architetto che ha fondato lo studio che porta il suo nome (Isolarchitetti), ha infatti ricevuto il Premio Italiano dell'Architettura alla carriera, un riconoscimento che gli è stato consegnato alla Triennale di Milano dal presidente Stefano Boeri e dal presidente del Museo Maxxi, Alessandro Giuli.
"Un premio che riconosce l'impegno e il duro lavoro svolto dal professor Isola in più di cinquant'anni di carriera. Il raggiungimento di un traguardo attraverso le sue opere che costituiscono un'importante contributo alla storia dell'architettura contemporanea", si è detto, tra le motivazioni della decisione che hanno portato all'assegnazione del grande riconoscimento.
Un passaggio tra presente e futuro
Ma oltre a essere un punto di arrivo, il riconoscimento rappresenta anche un segno nella continuità, tra la Torino (e non solo Torino) che già porta la firma della famiglia Isola e la città che verrà. Fatta di sfide , spazi, necessità e nuove concezioni.
La firma dell'architetto Aimaro, nella città della Mole, è pienamente riconoscibile in moltissime opere. A cominciare dal Palazzo ex Borsa merci che proprio lo stesso Studio, oggi, sta collaborando a restituire all'antico splendore. Ma anche Palazzo Paravia, in piazza Statuto. Per rimanere ancora a Torino, anche la ristrutturazione dell'ex-Cinema Vittoria, il restauro della Palazzina di Caccia di Stupinigi, il coordinamento progettuale per la valorizzazione della Porta Palatina e la realizzazione del Parco Archeologico, fino al Centro del Design a Mirafiori e il nuovo Museo Egizio e ancora, il recupero del Mausoleo della Bela Rosin.
Un mondo che è cambiato
La nuova generazione è rappresentata da Saverio Isola, figlio di Aimaro, clsse 1972. "E' cambiato il mondo, da quanto fu fondato il vecchio studio in via Sacchi, il Gabetti-Isola - racconta -. In questi anni ci siamo aperti a tanti giovani provenienti dalle Università italiane ed europee. Abbiamo anche introdotto nuove tecnologie e, dal 2008 in poi, abbiamo cercato di costruire il meno possibile, di evitare il nuovo, dedicandoci al recupero dell'esistente. Abbiamo voluto minimizzare il consumo del suolo, orientandoci invece al riuso del patrimonio storico, ma anche industriale già esistente. In un certo senso, abbiamo anticipato la sensibilità che oggi trova molti consensi".
Il cambio di rotta: restauri e recuperi
E la Torino di domani avrà un taglio diverso, un'impostazione innovativa. "Ci siamo spostati sui restauri, che cambieranno il volto della città: dalla grande biblioteca di Torino Esposizioni al restauro del Borgo Medievale, senza dimenticare parte della manica storica di Palazzo Carignano o i musei Reali con l'apertura delle maniche verso corso Regina. Sono tutti progetti che cambieranno Torino, ma utilizzando quello che già Torino aveva", prosegue Saverio Isola.
Un cambio che è anche di approccio: dall'immaginare da zero a ripensare quello che c'è già, rispettandone la radice. "Forse abbiamo rinunciato a parte del nostro ego per rispettare storia e tradizioni, ma anche andando ad analizzare le potenzialità per il futuro. Una parola chiave è senza dubbio la flessibilità: anche in giro per l'Italia, infatti, ci chiedono di poter cambiare e riorganizzare gli spazi nel tempo. Non è facile: si lavora sui vincoli storici, ma anche sugli impianti e sul microclima".
Il premio ad Aimaro Isola è stato motivo di orgoglio, ma si guarda già oltre, in pieno stile sabaudo. "Lavoriamo tanto, con la testa bassa. Ma ci siamo resi conto che c'è tutto un mondo intorno a noi, fatto anche di riconoscimenti e concorsi. Il premio vero, per noi, rimane però vedere l'edificio completato".