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Politica | 06 luglio 2023, 15:08

Condannato per istigazione al suicidio, Coveri a Torino: “Lo Stato ci obbliga a morire in esilio”

La battaglia per garantire libera scelta sul fine vita fa tappa a Torino. Viale: “Rischio persecuzione per le associazioni che lottano per garantire un principio assoluto”

Condannato per istigazione al suicidio, Coveri a Torino: “Lo Stato ci obbliga a morire in esilio”

L’eco della condanna a 3 anni e 4 mesi di reclusione per Emilio Coveri, presidente di Exit, per “istigazione al suicidio” di Alessandra Giordano arriva fino a Torino. A sollevare il tema Il il gruppo consiliare +Europa & Radicali Italiani che, insieme all’associazione radicale Adelaide Aglietta, ha ospitato il presidente di Exit. 

Ed è da Torino, città in cui Exit è stata fondata, che Coveri, Silvio Viale, Igor Boni e l’avvocato Arianna Corcelli annunciano di voler proseguire la battaglia, nonostante la condanna in appello. 

Il caso è quello della maestra di 47 anni, che ha scelto di togliersi la vita in un centro per suicidi assistiti del Canton Zurigo: “La verità verrà fuori. Non ho convinto io Alessandra Giordano (danna siciliana che ha deciso di morire a Zurigo, in Svizzera) a farla finita” è la tesi ribadita da Coveri. Una ricostruzione che non blandisce la posizione del presidente di Exit, anzi: “Siamo di fronte a uno Stato che ci obbliga a morire in esilio, lontano dai nostri parenti e cari. Ecco perché proseguiremo nella nostra battaglia”.

L’autodeterminazione è un principio assoluto: noi ci batteremo con proposte di legge regionale, affinché la sentenza della Corte Costituzionale sia applicabile nelle regioni: andare in Svizzera è ancora una soluzione per molti, nonostante il suicidio assistito sia in parte riconosciuto in Italia” attacca Silvio Viale. 

“Il rischio - prosegue il consigliere di + Europa - è che ci sia una persecuzione nei confronti di Exit e di altre associazioni. È un attacco vero e proprio. Questo Paese deve andare avanti ma siamo indignati e preoccupati perché questa sentenza mette in discussione tutto”.

Chi è rimasta sorpresa dalla sentenza della Corte d’Appello che ha ribaltato l’assoluzione del primo grado è l’avvocata Arianna Corcelli: “Rispettiamo la sentenza ma la critichiamo, siamo pronti ad andare avanti. L’Italia riconosca che è un diritto sacrosanto decidere per la propria vita”. Una posizione condivisa da Igor Boni:  “La pronuncia della Corte d’Appello va rispettata, ma è indegna. In questo Paese dobbiamo conquistare una legge che regolamenti il suicidio assistito. Utilizziamo questa condanna per far sì che il parlamento metta mano alle leggi. Quanto conquistato con il coraggio di Marco Cappato non è sufficiente”. 

Andrea Parisotto

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