La Fondazione promozione sociale onlus, con una nota firmata da Maria Grazia Breda (Presidente) e Andrea Ciattaglia attacca la Giunta della Regione Piemonte per l'approvazione della delibera 1-5575/2022 di aumento dei costi di ricovero nelle Rsa, "sottoscritta da tutti i rappresentanti degli enti gestori salvo Anaste, che rappresenta una quota importante, vicina al 25%, dei 30mila posti letto regionali".
"Un accordo unilaterale che passa sulla testa dei ricoverati, e permette ai gestori di pescare a piene mani dalle loro tasche, con l’unico obiettivo di assicurare incassi e utili, a fronte di standard bassissimi (inadeguati al livello di bisogno sanitario dei pazienti) e controlli sulla qualità pressoché inesistenti. Nessun confronto con le associazioni impegnate nella difesa dei diritti dei malati non autosufficienti", viene fatto notare.
"L’aumento generale dell’inflazione e dei costi dell’energia con cui vengono motivati questi aumenti non colpiscono solo le strutture, ma si scaricano anche sulle famiglie dei ricoverati, chiamate ora ad un extra sforzo economico non solo a casa loro ma anche per garantire il ricovero del malato. Inoltre, le strutture chiedono – la Fondazione promozione sociale sta seguendo i primi casi in questi giorni – la sottoscrizione di nuovi contratti con l’adeguamento tariffario anche ai pazienti in convenzione: operazione illegittima, in quanto gli aumenti per i pazienti convenzionati sono stabiliti dalla delibera regionale ed è vietato che essi siano regolati da contratto tra privati (ricoverati o loro rappresentanti e gestore della Rsa)", aggiungono Breda e Ciattaglia.
Gli aumenti in cifre
In cifre assolute, calcolando il costo retta giornaliera come definito dalla delibera 85/2013 e l'adeguamento della delibera appena approvata, le rette aumenteranno di somme tra i 650 e 2.000 euro all’anno per ogni ricoverato, corrispondenti ad aumenti che oscillano tra i 3,6 e i 5,4 euro giornalieri.
Per una Rsa da 40 posti che ricovera utenti di «media intensità» significherà un introito annuale di 58mila euro in più rispetto al milione e 129mila euro che già percepiva come pagamento dei ricoveri. Per una struttura più grande, come le ultime aperte a Torino da 120 posti, l’aumento delle rette corrisponderà – sempre ipotizzando tutti ricoverati di «media intensità» – a un aumento di 174.324 euro rispetto ai quasi 3 milioni e mezzo di rette annuali finora percepite dalla struttura.
Cosa prevede la delibera
Questi i punti essenziali della delibera 1-5575/2022 per quanto riguarda i costi di ricovero e le competenze/ripartizioni di spesa:
a) L’aumento delle tariffe giornaliere in Rsa è del 5,1% dal 15 settembre 2022 per tutti i malati non autosufficienti che pagano la quota alberghiera per intero (50% della retta) e ricevono quella sanitaria dall’Asl (anch’essa chiamata a pagare tariffe aumentate del 5,1% prendendo i soldi sempre dal fondo indistinto sanitario per la copertura delle quote di ricovero in convenzione, quindi diminuendo il numero assoluto delle quote);
b) Per i soli utenti ricoverati che oltre alla convenzione Asl sono titolari anche di un’integrazione della retta alberghiera, l’aumento delle tariffe sarà del 3,8% fino a fine anno, poi passerà anch’esso al 5,1%. Si tratta di maggiori costi che si scaricheranno sui Comuni e sui Consorzi, che già oggi applicano in quasi tutti i casi regolamenti illegittimi, a danno degli utenti;
c) La Regione non disciplina le tariffe di ricovero degli utenti che sono ricoverati del tutto privatamente (almeno 16mila malati, con le Rsa a pieno regime) e che si trovano nella condizione di pagare tutta la retta di 3.000/3.500 euro al mese con i risparmi loro e delle loro famiglie, con condizioni di crescente e drammatico impoverimento, finanche al ricorso a prestiti usurai, perché le Asl hanno negato loro il pur esigibile e universalistico diritto alla quota sanitaria. È però facile immaginare che – se non l’hanno già fatto – i gestori applicheranno anche a questi ricoverati gli aumenti portando le tariffe fino a sforare i 4.000 euro al mese.
Ricordiamo che – a pieno regime pre-Covid – i posti autorizzati dalla Regione Piemonte in Rsa sono circa 30mila, ma le convenzioni sanitarie erogate, tolti gli anni 2020 e 2021 in cui gli inserimenti furono bloccati o fortemente rallentati, riguardano meno della metà dei malati ricoverati (circa 14mila). Di questi, solo una piccola percentuale, sotto il 10%, percepisce anche l’integrazione comunale. È chiaro, quindi, che l’aumento si scaricherà quasi per intero sui ricoverati e le loro famiglie. E sulla riduzione delle convenzioni sanitarie, perché parte di quei soldi sarà impiegato dalla Regione e dalle Asl per coprire l’aumento delle quote sanitarie.
Convenzioni, Isee e Decreto Aiuti
La richiesta della Fondazione promozione sociale onlus è di rivedere radicalmente l’importo e le condizioni generali dell’adeguamento tariffario, anche alla luce di una necessaria revisione della ripartizione tra SSN e utente/Comune e degli standard delle strutture, oggi poco o per nulla rispondenti al fabbisogno degli utenti malati cronici non autosufficienti: non ospiti di una struttura alberghiera, ma persone colpite da pluripatologie invalidanti gravi, che hanno completamente compromesso la loro autonomia e devono costantemente essere monitorate e curate.
Tre argomenti a sostegno
1 - La Regione Piemonte deve garantire a tutti i malati non autosufficienti il diritto esigibile alla tutela della salute, che si esprime con l’erogazione della quota sanitaria. L’importo va erogato, nel rispetto della legge 833/1978, «senza distinzione di condizioni individuali o sociali e secondo modalità che assicurino l'eguaglianza dei cittadini nei confronti del servizio». La Regione Piemonte con l’aumento delle rette prelevato direttamente dalle risorse per le convezioni non solo non aumenta le quote sanitarie, ma addirittura diminuisce i posti convenzionati!
2 - Le quote alberghiere degli utenti delle Rsa devono essere calcolate in base all’Isee e le eventuali richieste di compartecipazione devono essere avanzate solo sulla base dell’Isee. Lo prevede la normativa nazionale (Dpcm 159/2013 e legge 89/2016). Oggi quasi tutti i Comuni del Piemonte sono fuori dalle regole e applicano regolamenti più restrittivi dell’Isee (penalizzanti per l’utente) per il calcolo della compartecipazione: non possono essere chiesti sacrifici e ulteriori importi, quando quelli chiesti oggi sono già illegittimi!
3 - Come con i ristori Covid, le strutture Rsa beneficiano di aiuti statali ingenti per far fronte al caro bollette e all’aumento dell’inflazione. Si tratta peraltro, lo ricordiamo, di un settore ad alta redditività (in molti casi anche durante il Covid, poiché ai mancati inserimenti di pazienti si è affiancata una diminuzione vertiginosa dei lavoratori e della loro qualifica/costo per il datore di lavoro).
Il decreto aiuti Ter, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il 26 settembre, fissa le “Misure straordinarie in favore delle regioni ed enti locali” e al punto 3 precisa: «Allo scopo di contribuire ai maggiori costi determinati dall’aumento dei prezzi delle fonti energetiche e al perdurare degli effetti della pandemia, il livello del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard cui concorre lo Stato è incrementato di 1.400 milioni di euro per l’anno 2022, di cui 1.000 milioni di euro assegnati con la legge 5 agosto 2022, n. 111». Inoltre, all’articolo 8 il, decreto fissa le “Disposizioni urgenti in favore del Terzo settore”, tra cui un fondo di 120 milioni di euro da qui a fine anno per «sostenere gli enti del terzo settore e gli enti religiosi civilmente riconosciuti che gestiscono servizi sociosanitari e sociali svolti in regime residenziale, semi-residenziale rivolti a persone con disabilità, a fronte dell’aumento dei costi dell’energia termica ed elettrica nel terzo e quarto trimestre del 2022».