Colf e badanti. Sono questi i lavori più richiesti, soprattutto dopo il Covid. La pandemia ha infatti fatto aumentare a dismisura il numero di lavoratori domestici, che in Piemonte sono arrivati a quota 74.486, di cui 43.613 nella provincia di Torino.
Il report dell'osservatorio Inps sul lavoro domestico in Italia
A rivelare i dati, il “report 2022 dell’osservatorio Inps sul lavoro domestico in Italia”, organizzato da Nuova Collaborazione, associazione torinese che rappresenta e tutela gli interessi dei datori di lavoro domestico. Quello che emerge in maniera chiara è il boom di contratti regolari stipulati. La pandemia ha infatti agevolato un’emersione spontanea di molte posizioni irregolari, come sottolineato da Alfredo Savia (presidente nazionale Nuova Collaborazione): “L’aumento progressivo dei contratti di lavoro domestico regolari è un ottimo segnale. Certamente sono gli effetti dell’onda lunga della pandemia e dei lockdown”.
“La situazione - conclude il presidente - ci spinge a chiedere al Governo una maggiore attenzione al settore e alle famiglie: chiederemo la deducibilità dal reddito di tutte le retribuzioni corrisposte ai lavoratori domestici e dei contributi obbligatori. Sarebbe un modo per intervenire sulla regolarità dell’occupazione, aumentando il gettito fiscale”.
Colf e badanti, la situazione in Piemonte
Quello che emerge è che in Piemonte la composizione dei lavoratori domestici evidenzia la prevalenza di donne, l’88,9% del totale. Numeri simili per la provincia di Torino e addirittura superiori rispetto alla meda nazionale (84,9%).
Nella nostra regione, la maggior parte dei lavoratori domestici (il 52,6%) sono colf, mentre la minoranza (47,4%) sono badanti. Rimane comunque in crescita costante la quota dei badanti, segno evidente di un territorio sempre più vecchio e che richiede questo tipo di servizio.
Lavoratori domestici, ma di quale nazionalità?
Analizzando poi i dati del 2021 circa il paese di provenienza dei lavoratori domestici, si nota una forte presenza dei lavoratori romeni. In Piemonte sono il 25,9%, a Torino il 31,2%. E’ questa la comunità più rappresentata, ancor più di quella italiana che si ferma invece al 30%. Da notare poi il dato circa la presenza di lavoratori ucraini: in provincia di Torino sono pari al 9,9%, superati di poco da quelli provenienti dal Perù (10,2%).