Nessuna catena è più forte del suo anello più debole.
È una verità talmente lampante che ci si vergogna perfino ad enunciarla, eppure pare evidente che a qualcuno sfugga, o peggio, non interessi.
Spunta dai tetti di via Spano un’immagine che più anello debole di così, si muore.
A dirla tutta, già durante una visita al cantiere del Filadelfia, dopo la fine del montaggio struttura ma prima del fissaggio delle prime vele, feci notare a Cesare Salvadori che dagli abbaìni di via Filadelfia e via Spano, si vedeva quasi tutto il campo, rendendo di fatto vana l’ingente spesa sostenuta per l’oscuramento del campo principale. Il buon Cesare, che fesso assolutamente non era, ma conosceva e rispettava la ragion di Stato, allargò le braccia come a significare “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole, e più non dimandare” a chiudere sommessamente il discorso.
Ma sinceramente, vista dal campo, la falla nel sistema di mascheramento non sembrava così mastodontica, diversamente mi sarei opposto con maggior veemenza, anche se, immagino, senza maggior fortuna.
Oggi che le vele sono diventate un motivo di così grave disturbo, ma anche di danno patrimoniale, ai residenti della zona, che passano le notti in bianco per il rumore del vento che le fa sbatacchiare e per il deprezzamento subìto dai loro appartamenti, questa immagine assume un peso completamente diverso da quella fugace visione di sei anni fa. Oggi si ipotizza di spendere almeno 400.000 euro solo per rinforzare la struttura che poi dovrà sorreggere le future vele, completamente fissate, e quindi anche completamente fuori dall’originario progetto di vele mobili, dispiegate solo poche ore al giorno e dunque molto meno invasive per chi se le trova a pochi metri dalle finestre, ventiquattr’ore al giorno.
Se a fronte di un’ulteriore pesante esborso, accompagnato da un’ulteriore sacrosanta levata di scudi da parte dei residenti, non si ottiene il risultato di oscurare completamente la vista del campo, sarebbe opportuno fermarsi un attimo e riprendere da capo il filo del ragionamento, proprio perché ci troviamo di fronte a quell’anello debole che manda in frantumi la fortissima e costosissima catena.
Se il TFC, per una volta, al posto di parlare per diktat, si confrontasse ragionevolmente, il problema non si porrebbe.
Certo che se per accontentare (almeno così sostengono) il Mourinho dei poveri, che ci sta conducendo ad un tranquillo centro classifica, che non ci fa stare in pena, che non infastidisce la squadra della Famiglia Regnante e che consente all’azionista di riferimento di continuare l'andazzo di vendere i migliori giocatori per far quadrare i bilanci, non si va da nessuna parte.
Per quanto mi riguarda, in CdA della Fondazione Filadelfia, farò tutto il possibile per ricondurre a più miti consigli il padrone del vapore e le sue assurde pretese. Su Cereser so di poter contare, perché il vecchio cuore granata di Trincea batte dalla parte dei tifosi ed anche tante associazioni, dai residenti ai tifosi, condividono questa battaglia. Staremo a vedere le due componenti politiche se preferiranno ascoltare le giuste ragioni dei cittadini o piuttosto compiacere l’editore del primo gruppo cartaceo e terzo televisivo nazionali.
Anche se ho paura di sapere già la risposta.