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Attualità | 20 novembre 2021, 18:14

Il Mau celebra il TDoR con due nuove panchine d'autore contro omotransfobia e razzismo

L'intervento, a cura dall'artista Vito Navolio in collaborazione con l'associazione Maurice GLBTQ, è stato realizzato ai giardini “Vito Scafidi” di piazza Chiaves, nel quartiere Vanchiglietta

L'intervento a cura dall'artista Vito Navolio

L'intervento a cura dall'artista Vito Navolio

Il 20 novembre si celebra, in tutto il mondo, il TDoR – Transgender Day of Remembrance, Giornata Mondiale in ricordo delle persone transessuali e transgender vittime di violenza: il Museo d'Arte Urbana di Torino, come ormai consuetudine, ha reso omaggio alla ricorrenza con la realizzazione di due nuove panchine d'autore contro omotransfobia e razzismo in collaborazione con l'associazione Maurice GLBTQ e con il patrocinio della Circoscrizione 7 nell'ambito del progetto “Per una narrazione di un'altra Torino”.

I messaggi: “Stop all'omotransfobia” e “no al razzismo”

L'intervento, a cura dell'artista Vito Navolio, si è svolto ai giardini “Vito Scafidi” di piazza Chiaves, nel quartiere Vanchiglietta: la prima panchina, di colore bianco, rosa e azzurro, recita lo slogan “No all'omotransfobia”, mentre sulla seconda, dipinta di rosso e blu, campeggia la scritta “Diversi ma uguali, no al razzismo”: “Con questo intervento – fanno sapere dal Mau – sosteniamo il progetto 'Maurice Refugees', gruppo animato da migranti, richiedenti asilo e titolari di protezione internazionale LGBTQ+: un luogo di elaborazione e iniziativa antirazzista e intersezionale”.

La nascita del TDoR

Il TdoR ha preso vita a causa di un gravissimo fatto di cronaca accaduto negli Stati Uniti: “La Giornata – spiegano dal Mau - venne introdotta in ricordo di Rita Hester: il suo assassinio, nel 1998, diede avvio al progetto web 'Remembering Our Dead' in ricordo delle vittime della transfobia e nel 1999 a una veglia a lume di candela a San Francisco. Da allora l’evento è cresciuto fino a comprendere commemorazioni in centinaia di città in tutto il mondo”.

Marco Berton

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