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Attualità | 13 novembre 2021, 11:56

La morra in Val Pellice è giovane e ha spirito sportivo

Durante il campionato italiano che si è svolto a Villar Pellice nello scorso fine settimana i valligiani si sono confrontati con partecipanti provenienti da altre Regioni. Spiazzati da valdostani e bresciani, rivendicano una specificità territoriale

Da sinistra Luca Charbonnier, il sindaco Lilia Garnier, Andrea Carignano e Manrico Geymonat

Da sinistra Luca Charbonnier, il sindaco Lilia Garnier, Andrea Carignano e Manrico Geymonat

Carisma, decisione, attenzione, queste alcune delle caratteristiche che un buon giocatore della morra deve avere. Qualità che non mancano ai giocatori valligiani che però sono rimasti spiazzati dal gioco dei valdostani e bresciani, arrivati ai primi posti, al campionato italiano che si è svolto sabato 6 e domenica 7 novembre, nei locali del museo Feltrificio Crumière di Villar Pellice.

“Che su tutta la Val Pellice nessuno si sia piazzato ai primi posti è strano, eravamo numerosi e tra di noi c’è gente forte” Manrico Geynonat, quarantenne bobbiese, è incredulo. Il trio composto da lui, Andrea Carignano e Luca Charbonnier, tuttavia, si è piazzato al terzo posto del torneo a terne, ma si è misurato con “un modo di giocare inoltre a cui non eravamo abituati – rivela –, e che abbiamo provato solo il venerdì precedente al campionato”.

A detta dei concorrenti, e del pubblico, quello che ha fatto la differenza è lo stile di gioco di valdostani e bresciani, diverso da quello diffuso in valle: “Tra i bresciani, ad esempio, c’è l’abitudine di attendere sempre un attimo in più prima di muoversi in modo da riuscire a vedere e sentire ciò su cui sta puntando l’altro giocatore” spiega Fredi Gallo, presidente della polisportiva bobbiese che ha organizzato il campionato.

Se lo scopo infatti è semplice: indovinare la somma dei numeri che i giocatori mostrano contemporaneamente con le dita di una mano, molteplici le sfumature che possono fare la differenza in una gara: “Ci sono comportamenti contestabili, come non dire in modo troppo chiaro il numero su cui si punta, o la parola che lo rappresenta – spiega Geymonat –. Fino ad arrivare ai trucchi di chi bara: come cambiare combinazione di dita o parola all’ultimo minuto, quando ormai l’altro si è già espresso”. Nella competizione, infatti, invece di pronunciare il numero si può scegliere una parola che lo rappresenta, utilizzando metafore o espressioni dialettali. Ogni regione ha i suoi modi di dire, ma nei campionati nazionali e internazionali si tende a usare termini uniformi. “Il dieci ad esempio è des ma anche, ad esempio, ‘tuta la piasa’ o ‘moura n’pien’, il sei invece può essere chiamato ses ma anche ‘sensa cugnisiun’” dettaglia Gallo.

Tipica delle feste di paese e delle transumanze, l’abitudine di sfidarsi a morra si è conservata in Val Pellice nonostante abbia saltato alcune generazioni, che hanno avuto poche occasioni di ritrovo in quanto gioco proibito dalla legge. “Noi abbiamo cominciato a giocare da giovani perché la chiesa di Bobbio Pellice ci ha dato al possibilità di farlo concedendoci una saletta – racconta Geymonat –, ma c’è stata una ripresa della tradizione tra i più giovani negli ultimi anni, da quando è stata fondata la Polisportiva Bobbiese”. Secondo le regole, infatti, si può giocare a morra solo se tesserati a una associazione come la Polisportiva che fa riferimento Federazione italiana giochi e sport tradizionali. “Oggi su sessantotto tesserati sono molti i giovani, il 30% infatti ha meno di 40 anni – rivela Gallo –. E si tratta di un trend in salita: i giovani giocano perché abbiamo degli anziani pazienti che li aiutano a crescere non in tutte le regioni italiane hanno la stessa fortuna”.

Tuttavia con il susseguirsi delle generazioni è cambiato anche il modo di giocare: “Lo stile degli anziani è diverso da quello attuale perché in passato si puntava a vincere. Magari si scommetteva un po’ di denaro in situazioni di povertà ed è naturale che il clima fosse più teso – racconta Geymonat –. Ora lo spirito è sportivo: per noi l’importante è fare una bella giocata in modo onesto”. “Non è più considerato un gioco da piola, da ubriaconi, ormai la morra è uno sport – gli fa eco Gallo –, che ha la capacità di affinare le caratteristiche fisiche e intellettuali”.

Elisa Rollino

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