“Un'indagine sul rischio di incidenti presso i siti piemontesi inseriti dalla Sogin nella lista delle aree idonee come sede del deposito nazionale delle scorie radioattive”: a richiederla, inserendo come destinataria la Regione Piemonte, è la consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Viviana Ferrero attraverso una proposta di ordine del giorno in attesa di essere valutata dalla Sala Rossa.
Un'indagine sul rischio incidenti ai depositi
La problematica riguarderebbe Caluso, Mazzè, Rondissone e Carmagnola in provincia di Torino e Bosco Marengo, Quargnento, Oviglio, Sezzadio, Cassine e Frugarolo in provincia di Alessandria: “Tutti questi luoghi - dichiara Ferrero – sono molto vicini all'area metropolitana: il deposito unico nazionale comporterebbe 95mila metri cubi di scorie derivanti dallo smantellamento dei reattori di Trino, Caorso, Latina e Garigliano, un volume 4 volte maggiore a tutti i rifiuti radioattivi presenti in Italia. A tutto questo vanno aggiunti i rischi connessi ai viaggi per il trasporto e alla creazione di un possibile bersaglio per attacchi terroristici”.
“Chiediamo – aggiunge – di mettere a disposizione dei comuni direttamente o indirettamente interessati uno studio sui rischi di incidenti rilevanti, corredato da un'analisi di un ente non politico terzo come il Politecnico di Torino. Occorre fare una serie di valutazioni preventive con l'obiettivo di scegliere la soluzione migliore per un territorio che ha già pagato tanto in termini di nucleare: Torino può diventare città capofila per la salvaguardia dell'ambiente e della salute dei cittadini”.
Commenti e reazioni
La proposta di Ferrero incontra il gradimento dell'assessore all'ambiente della Città Alberto Unia: “In questi mesi - commenta – abbiamo collaborato insieme ai comuni coinvolti perché preoccupati dai siti di smaltimento: ben venga la sensibilizzazione sul tema, meglio parlarne una volta in più che una volta in meno”.
Scettico, al contrario, Francesco Tresso: “Le aree - sottolinea – sono state scelte in base a criteri interdisciplinari oggettivi. L'Italia è uno dei pochi paesi a non avere un deposito nazionale, dobbiamo adeguarci alle normative europee e smetterla di ricevere procedure di infrazione”.