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| 02 maggio 2021, 10:10

Il "grande diadema" della Regina Margherita che portò lo sfarzo in una delle corti più fastose d’Europa

Grande amante dei gioielli, la sovrana si fece promotrice e committente di alcuni capolavori dell’arte orafa italiana. Tra questi il capolavoro creato per lei nel 1904 dal gioielliere torinese Musy

Margherita di Savoia

Margherita di Savoia

La regina Margherita, sovrana dal 1878 al 1900 ma sovrana dei cuori per tutta la vita e incarnazione dell'"eterno femminino regale", fu una grande amante dei gioielli. In particolare amava indossare lunghi fili di perle che le valsero l’affettuoso appellativo di "regina delle perle". Si fece promotrice e committente di alcuni capolavori dell’arte orafa italiana, che seppe stimolare e portare – come nel campo della moda - a livelli di eccellenza. Tra questi il capolavoro creato per lei nel 1904 dal gioielliere torinese Musy.

Come era consuetudine la regina Margherita aveva fornito la maggior parte delle pietre per la realizzazione provenienti da gioielli della sua collezione personale. L'inventario definitivo delle gioie della Corona del Regno d’Italia venne stilato dai Musy nel giugno del 1883 (composto da dodici voci, rimarrà invariato sino alla fine della monarchia nel giugno del 1946), quando il re Umberto I ordinò l’ideazione di un diadema destinato alla regina Margherita. Tra gli innumerevoli pezzi della sua collezione, fino ad allora, infatti, Margherita non aveva posseduto un diadema di importanza comparabile agli altri gioielli della Corona.

Il diadema resta l’esemplare più rilevante per una sovrana. Conosciuto come "grande diadema", il gioiello - che figura nel Tesoro della Corona - è formato da undici volute di grossi diamanti di taglio circolare, attraversate da un filo di perle e sormontate da altre undici a goccia; vi sono incastonati diamanti per un peso di circa 292 carati. A liquidazione del conto, che includeva anche la fattura di gioielli di minore importanza, venne consegnata alla ditta Musy una parure del 1835 circa in diamanti, perle, rubini, zaffiri e smeraldi, che vediamo indossata in una fotografia di Margherita dei primi anni di matrimonio. Per la realizzazione di questo prezioso gioiello, la stessa Margherita aveva fornito perle di sua proprietà personale. La sovrana lo porterà la prima volta per la festa di Capodanno di quell’anno e da allora lo indosserà in tutte le funzioni di Stato e per le fotografie ufficiali.

Il motivo a fiocchi era particolarmente caro a Margherita tanto che, il 30 agosto del 1868, aveva ordinato la realizzazione di una grande spilla a nodo con sette volute. Il peso dei diamanti utilizzati - provenienti dall’inventario dei preziosi della Corona del Regno di Sardegna - era pari a 143 carati. Nel corso degli anni, verranno ideate per la regina cinque spille disegnate a nodo con quattro volute di grandezza degradante da indossare sul corpetto in uno stile che ricorda la moda della metà del Settecento.

Oltre a questi magnifici pezzi appena descritti, i gioielli della Corona - contenuti in uno scrigno (dalle dimensioni di 39 x 31 x 20 cm) a tre scomparti - constano di collane, spille a forma floreale, orecchini e altri monili in cui in totale vi sono incastonati diamanti per un peso complessivo di oltre 1200 carati. Con il regicidio di Umberto I, avvenuto a Monza il 29 luglio del 1900, salì al trono d’Italia Vittorio Emanuele III, che aveva sposato il 24 ottobre del 1896 la principessa Elena del Montenegro; si concluse, dunque, un periodo in cui il contributo della regina Margherita si era rivelato fondamentale per la creazione di una delle corti più fastose d’Europa. La sua viva curiosità di conoscenza aveva fatto del suo salotto il polo di attrazione della vita artistica e letteraria di quel periodo; la sua eleganza divenne un esempio da seguire per le donne italiane, incentivando la moda dell’epoca. La passione della sovrana per le perle, che amava portare in lunghi fili, le valse l’affettuoso appellativo di "regina delle perle".

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