Da Villanova Mondovì la direzione da imboccare, attraverso la provinciale 37, è quella verso Frabosa Sottana. Arrivati alla borgata Alma Ressia, di fianco alla chiesa, sulla sinistra della carreggiata, si sale lungo via Unie. Dopo alcuni chilometri, sempre sulla sinistra, si trova una strada asfaltata in discesa con l’indicazione Niere e un centinaio di metri dopo, ancora a sinistra, un altro piccolo collegamento sterrato che conduce a una casa in fase quasi ultimata di ristrutturazione.
Lì, in frazione Marenchi, 24, nel Comune di Monastero di Vasco, c’è la sede dell’azienda agricola Casa Colet. A 650 metri di quota. La parte abitativa è già stata completata e proprio da questa settimana ci risiedono la titolare Valentina Bertola, 33 anni, diplomata al Liceo Scientifico Linguistico e quasi laureata in Giurisprudenza (ha abbandonato a quattro esami dalla conclusione del corso universitario), il marito Alessandro, nato nel 1985, ingegnere e impiegato in una ditta di Mondovì, e i loro due figli: Edoardo di due anni e mezzo e Tommaso di appena un paio di mesi.
A breve verrà attivato un laboratorio di lavorazione dei prodotti: il pane e la pasta con i cereali e alcuni trasformati di ortofrutta. Ma l’obiettivo futuro è ben più ambizioso con il completamento delle opere e l’apertura di un agriturismo: nella prossima estate l’ampia sala riservata alla ristorazione e all’inizio del 2021 cinque camere con bagno per l’ospitalità. Offrendo, così, un servizio completo.
Il posto, in effetti, è splendido, incastonato tra i panorami mozzafiato delle montagne e della natura. Respiri a pieni polmoni un’aria rigenerante. Mentre la casa spicca sulla cima di un terreno collinare. La curiosità è che nella zona un albero di fico separa la linea di confine dei due Comuni: per cui la struttura rimessa a posto è nel territorio di Monastero di Vasco, mentre i campi davanti sono in quello di Frabosa Sottana.
IL "VIAGGIO" PER TORNARE ALLE RADICI
Valentina e Alessandro si conoscono nel 2012 e si sposano nel 2015. Abitano a Villanova. Ma per arrivare a Casa Colet devono affrontare molti passaggi. Dicono: “Fin dal 2012 abbiamo sempre sognato di intraprendere un percorso lavorativo insieme. Dopo aver valutato alcune possibilità, il mondo agricolo ci è parso quello che meglio rappresentasse le nostre aspirazioni. Anche perché siamo entrambi originari di queste zone montane”.
Una parte importante nella storia ce l’hanno i genitori di Valentina, Maria Paola e Giancarlo, e di Alessandro, Luciana e Giuseppe, che, pur svolgendo altri lavori, hanno continuato a curare i terreni dei nonni e accompagnato i due giovani nella loro scelta di vita.
L’anno della svolta è il 2017. Nasce Edoardo e Valentina si licenzia dall’agenzia per il lavoro dove era occupata. I suoi genitori hanno i campi e l’abitazione in via Unie, a poche centinaia di metri da Casa Colet. Insieme ad Alessandro, lei prova, con successo, a piantare alcune colture in quei terreni. Il progetto dei due giovani, però, si prefigge altre prospettive perché quella struttura diventa l’obiettivo dei loro sogni.
Spiegano: “In realtà era quasi un rudere di inizio Novecento, ma ci piaceva tantissimo e ci siamo affezionati. L’abbiamo acquistata nel gennaio 2018 insieme ai terreni che la circondavano, in quanto il pensiero è stato subito quello di concentrare in quel posto tutta l’attività. E da quel momento è partita l’avventura con l’avvio ufficiale dell’azienda”.
Alessandro continua a svolgere, come fa ancora adesso, il lavoro da dipendente, ma aiuta Valentina in ogni momento libero. I genitori di entrambi, tutti in pensione, oltre a darle una mano nelle coltivazioni e ad accudire l'allora più piccolo Edoardo, le affittano i loro terreni. L’azienda arriva così a gestire 14 ettari di superficie, nel territorio di Monastero di Vasco e in quelli delle due Frabose: Sottana e Soprana. Dai 500 ai 1100 metri di quota.
Le produzioni, ortofrutta e cereali, vengono effettuate esclusivamente con il metodo biologico. Nel 2021 arriverà la certificazione da parte dell’Ente controllore perché attualmente i terreni sono ancora in conversione.
Siete contenti della scelta? Valentina: “Assolutamente sì. E non tornerei più indietro”. Alessandro: “Avendo investito molte risorse nell’azienda, devo continuare a svolgere un altro lavoro perché poter disporre di uno stipendio fisso è importante. Ma quando vengo qua non è un peso. Anzi, rappresenta una soddisfazione enorme”.
Soddisfatti sono anche i quattro genitori. Per tutti risponde papà Giancarlo: “Siamo molto contenti, in quanto i nostri figli hanno voluto portare avanti, come mestiere, la tradizione dei nonni legata all’agricoltura. Noi facevamo un altro lavoro e, pur cercando di curare i terreni nel modo migliore possibile, non era la nostra occupazione principale. E, adesso, essendo anche avanti negli anni, c’era il rischio che rimanessero incolti. Invece, con Valentina e Alessandro, sono tornati a svolgere il loro pieno compito produttivo”.
La scelta del nome Casa Colet? Valentina e Alessandro: “Abbiamo voluto dare all’azienda il nome antico della cascina, riportato nelle mappe catastali, perché ci sembrava un modo per ricordare le tradizioni e la storia di queste zone”.
LA PRODUZIONE
I 14 ettari (il 25% di proprietà di Valentina e Alessandro, il restante 75% affittato dai loro famigliari) sono occupati per oltre 10 ettari da castagneti da frutto e da prati. Su tre ettari avviene la produzione di cereali: in particolare alcune varietà antiche di mais (l’ottofile) e di grano (il gentil rosso e il saraceno). La rimanente parte di superficie (mezzo ettaro) è dedicata alla produzione di mele, pere, susine e pesche e a un’ampia gamma di verdure stagionali. Una piccola porzione di terreno è coperta da una serra che serve ad anticipare, in modo naturale perché non riscaldata, alcune colture primaverili.
“A parte i cereali - affermano Valentina e Alessandro - il resto delle coltivazioni è abbastanza classico per le nostre zone. Escludendo, forse, il sedano rapa, il cavolo rapa e il cavolo pak choi di origine cinese che non si trovano così facilmente negli orti dei privati. In ogni caso, però, cerchiamo di avere una produzione di minori quantità, ma più diversificata. Così da soddisfare il numero maggiore possibile di richieste”.
LE ERBE E LE PIANTE SPONTANEE
Nei mesi di aprile e maggio, quando le colture non sono ancora entrate nel pieno della produzione, Valentina e mamma Maria Paola si dedicano a un lavoro non così consueto: la raccolta delle erbe e delle piante che crescono spontanee nei prati. In una zona di montagna incontaminata se ne trovano parecchie. Infatti, durante la stagione primaverile riescono a portarne a casa una cinquantina di varietà diverse. Sono molto apprezzate e si utilizzano soprattutto in cucina.
“E’ un lavoro - sostiene Valentina - che ci sta dando parecchie soddisfazioni. Ma bisogna conoscerle bene perché ce ne sono anche di quelle velenose. Per essere tranquille non ci siamo fidate solo delle nozioni che avevamo in famiglia, ma abbiamo approfondito la materia attraverso dei corsi. In modo da non confonderci durante la raccolta”.
L’ALLEVAMENTO PER AFFEZIONE
Valentina e Alessandro hanno deciso di avviare un piccolo allevamento non per scopi produttivi, ma per affezione. Al momento si contano due asini (Razza Sorcino Crociato), quattro capre e un caprone (Razza Roccaverano) e due pecore (Razza Frabosana). “Ci piaceva l’idea - sottolineano - di avere alcuni animali anche per tenere puliti i prati. Se riuscissimo a ottenere un buon riscontro con l’agriturismo, costituirebbero un tassello importante per iniziare il progetto della Fattoria didattica”.
IL BIOLOGICO: FILOSOFIA DI VITA PER GARANTIRE QUALITA’ E SICUREZZA ALIMENTARE E SALVAGUARDARE L’AMBIENTE
Ortofrutta e cereali vengono ottenuti solo con il metodo biologico. Una scelta importante per Valentina e Alessandro che richiede molto impegno, ma rispecchia la loro filosofia di vita. Inoltre, a quelle quote, attorno ai campi non ci sono fonti di inquinamento, l’irrigazione avviene con acqua limpida di sorgente e si respira aria pura.
“Le regole del bio - raccontano - le rispetteremmo comunque per convinzione nostra e al di là dei controlli per avere la certificazione. Non abbiamo mai pensato di lavorare in modo diverso. Quindi, oltre a coltivare dei prodotti genuini, il nostro obiettivo è anche quello di rispettare l’ambiente. Vogliamo che l’attività possa essere il più possibile in pace con la natura nella quale viviamo. Preferiamo coltivare minori quantità e guadagnare di meno, ma essere tranquilli sulla salubrità del percorso portato avanti. Coltivazioni biologiche non intensive ti offrono frutta, verdura e cereali dal sapore naturale e ricco di sfumature uniche”.
Come ottenete questi obiettivi? “Niente composti chimici per combattere le malattie e i parassiti. Siamo pure contrari all’utilizzo delle sostanze a base di rame, comunque consentite dal biologico. Se è proprio necessario usiamo dei preparati solo naturali. L’efficacia probabilmente non è immediata, ma in un periodo più lungo aiutano ad aumentare le difese proprie delle colture. E niente diserbanti: l’erba la togliamo a mano o, dove si può, con le attrezzature meccaniche. Per alcuni prodotti sistemiamo il telo biodegradabile lungo le file delle coltivazioni per evitare che crescano le infestanti”.
Ma non solo. “Applichiamo la rotazione dei terreni e durante i periodi in cui non si produce usiamo la tecnica del sovescio: cioè mettiamo a dimora essenze differenti dalle colture praticate di solito che, nel momento del loro massimo sviluppo, vengono interrate per arricchire i campi delle sostanze di cui gli stessi hanno bisogno”.
Quindi, perché dovrebbero acquistare i vostri prodotti? “Sono buoni, naturali, dal sapore unico e coltivati con amore. Ci mettiamo la mano sul fuoco per quanto riguarda la loro qualità e sicurezza alimentare”.
LA VENDITA ANCHE CON LA CONSEGNA A DOMICILIO
I prodotti vengono venduti a un paio di ristoranti della zona e ai privati attraverso diversi canali. Il più tradizionale è lo smercio diretto a Casa Colet, telefonando a Valentina al numero 340 9515302. “Così - dice - prendiamo appuntamento e, se i clienti hanno tempo, scendiamo insieme nell’orto. Chi acquista mi dice cosa vuole e io lo raccolgo. Questo è il metodo che preferisco, in quanto riesco a spiegare come lavoriamo. In alternativa vengono solo a ritirare le colture”.
Poi, ci sono due sistemi più innovativi. Il primo? “Ho creato su WhatsApp una lista broadcast con 200 contatti di persone interessate. Al lunedì invio un messaggio in cui le informo dei prodotti disponibili durante quella settimana. E ricevo l’ordine da parte di chi ha bisogno di qualcosa. Essendo una lista e non un gruppo le risposte non si intasano. Poi, in base alle varie esigenze di chi mi ha scritto, mi organizzo i percorsi e consegno gratuitamente i prodotti a domicilio”.
Funziona? “Sì, ha preso molto piede. Anche se aumentano i costi e bisogna impegnare tanto tempo. Però sono soddisfatta, in quanto è un servizio apprezzato. Fermo restando che sarei più contenta se salissero da noi perché solo così posso far toccare con mano e raccontare le nostre coltivazioni”.
Il secondo canale? “E’ la piattaforma “L’alveare che dice sì”, nata in Francia e adesso sviluppatasi anche in Italia. I clienti ordinano dai produttori e la consegna avviene una volta alla settimana in un determinato luogo: nel nostro caso il giovedì sera al “Baretto” del quartiere Altipiano di Mondovì”.
LE SODDISFAZIONI
Valentina e Alessandro: “Una grande soddisfazione è l’aver potuto constatare come, in due anni, l’azienda abbia ingranato e sia cresciuta. Ci sono stati molti riscontri positivi da parte dei clienti sulla qualità dei prodotti venduti. E questo ci rassicura sul fatto di aver imboccato la strada giusta per il futuro”.
I PROBLEMI
“Usare i metodi biologici - spiegano Valentina e Alessandro - comporta molto impegno. La difficoltà maggiore è rappresentata dalle erbe infestanti che invadono soprattutto alcune colture. Però, se non creano danni ai prodotti non bisogna neanche impazzire per tenere tutto perfetto. Anzi. L’erba in mezzo ai solchi contribuisce a mantenere umido il terreno e a fertilizzarlo. Ma nei cereali bisogna toglierla, usando mezzi meccanici, perché può provocare malattie”.
Inoltre? “Gli animali selvatici sono un altro bel problema. Quest’anno i cinghiali ci hanno distrutto il campo di mais dove abbiamo ancora raccolto il 30% di quanto avrebbe dovuto produrre. E non sempre i terreni si possono recintare. Tuttavia, cerchiamo di adattarci alla situazione”.
Infine? “Spesso, parlando con altre persone, si coglie il “falso mito” che le strutture rurali siano super agevolate attraverso vari incentivi. In realtà non è così perché con la nostra azienda abbiamo partecipato ad alcuni bandi senza ottenere contributi. A parte quelli Pac. Ma anche in questo caso, avendo la sede in zona montana, gli importi sono decisamente minori rispetto a quelli ricevuti dagli imprenditori di pianura. Pur dovendo lavorare in condizioni più difficili, con i terreni sovente in pendenza”.
LE PROSPETTIVE FUTURE
Valentina e Alessandro: “Continuare la coltivazione delle colture e la trasformazione dei prodotti: in parte da vendere e in parte da utilizzare nell’agriturismo. Con l’obiettivo, a livello ristorazione, di non proporre menu di carne, ma cibi a base di cereali, legumi, frutta, verdura ed erbe spontanee. Tutto prodotto da noi. Dalle nostre parti è una scelta che non sappiamo quale riscontro possa avere, ma è una sfida che vorremmo tentare”.
Chiediamo a Valentina e Alessandro cosa significhi abitare in montagna. Rispondono: “Quando sei più giovane hai voglia di vivere i rumori e le occasioni offerte dalla città. Poi, passando gli anni e avendo dei figli, senti il richiamo delle tue radici. Senti il bisogno di ritornare dove sei nato, anche perché la qualità della vita è di gran lunga superiore. Far crescere i tuoi bambini a stretto contatto con la natura è bellissimo. Dopo, quando diventeranno grandi, faranno le loro scelte, ma questa parte della loro esperienza gli rimarrà per sempre cucita addosso. Inoltre, se ci sono aziende che lavorano nelle zone montane vuol dire ripopolare e rivitalizzare il territorio”.
Valentina e Alessandro hanno scelto una strada dura e difficile. Ma il coraggio, la pazienza e la tenacia con cui l’hanno imboccata sapranno sicuramente offrire loro ceste abbondanti di gioia per il futuro. Con Casa Colet, sul cocuzzolo della collina, che ha trasformato i sogni in realtà.