Presenti sulle scene musicali da quasi trent’anni, eppure mai stabili, mai fermi o radicati in un solo posto. Tanto che l’ispirazione per l’ultimo album, Desert Yacht Club, l’hanno raccolta a più mani nella remota California, ripartendo da lì per iniziare un nuovo percorso nel solco della novità, della sperimentazione con pochi ma essenziali mezzi. I Negrita arrivano alle porte di Torino “rotolando verso sud”, o meglio, verso quella periferia che da poco più di una settimana indossa il cappello di Stupinigi Sonic Park. Ed era la ventata di freschezza che tutti aspettavano, made in Italy, sì, ma con il cuore e la mente sempre rivolti all’altrove, a quelle tante culture che, fondendosi, possono dare vita a un sound ricco ed eclettico, sempre in mutamento. Che è poi la cifra stilistica della band toscana sin dal 1991, suggellata da questo nuovo “figlio” di mondi diversi che ha visto la luce lo scorso marzo, un album-omaggio alle dune incantate di Joshua Tree (oasi creativa fondata dall’artista Alessandro Giuliano), un ritorno all’amore primigenio.
Così Paolo “Pau” Bruni e i suoi hanno voluto inondare il pubblico torinese di questa rinnovato cosmopolitismo dal sapore di libertà, trasgressione, spensieratezza. Un inno alla vita, all’amore, alla “gioia infinita”, come cantano in una delle canzoni più celebri. Ma anche un percorso introspettivo che sfocia nell’età matura, senza invecchiare, senza scadere nel “già detto”.
Un concerto trascinante, tra brani dell’ultimo album e pezzi storici, da ballare sul ritmo irrefrenabile di “Mama maè”, "A modo mio" e “Radio conga”, o lasciandosi cullare dalle dolci note di “Ho imparato a sognare”, “Magnolia”, “Non ci guarderemo indietro mai”.
E, tra un ritornello e l’altro, una sorpresa: “Questo pezzo non è molto educativo – annuncia Pau – ma forse nel contesto ci sta. Parla di eccessi, di serate in cui si beve molto… Perché quando vengo qui a Torino mi capita spesso di farmi qualche bicchiere di vino con un carissimo amico musicista”. E così sul palco fa la sua apparizione Samuel dei Subsonica, poi parte “Transalcolico”, e la festa a Stupinigi continua. Sentendosi tutti, artisti e pubblico, meno provinciali e più cittadini del mondo.