"Domenica 24 giugno, in coincidenza con la festa di San Giovanni, apre per la prima volta al pubblico l'area archeologica della Cittadella". Ad annunciarlo l'assessore alla cultura Francesca Leon durante la presentazione del nuovo sito archeologico venuto alla luce nel 2015 nel corso dei lavori per la costruzione del parcheggio interrato "Galileo Ferraris".
I resti delle fortificazioni riemersi costituiscono parti significative delle opere difensive della Cittadella, appartenenti al fronte sud compreso fra i bastioni "il Duca" e "San Lazzaro".
Attraversando un ponticello metallico si potranno ammirare prima i resti della polveriera delle mine, salvaguardata solo in parte e unica trovata tra quelle dell’epoca, e poi la galleria di collegamento tra la polveriera e la cittadella, entrambe risalenti agli anni ‘80 del XVII secolo. Quest’ultima è la prima grande galleria di comunicazione fino a oggi recuperata databile a questo periodo.
Un tratto del fossato principale della Cittadella e le adiacenti rampe di accesso al terrapieno del rivellino, conservate in buona parte, concludono la visita delle strutture principali.
Per guidare il visitatore alla scoperta del complesso sistema difensivo e dei resti delle opere eccezionalmente rinvenute e preservate, è stato predisposto un dettagliato apparato illustrativo consistente in 17 grandi pannelli disposti lungo le pareti dell’area archeologica.
"L'auspicio", commenta il dirigente dell'area cultura del Comune di Torino, "è che questo non sia un episodio isolato, ma si inserisca in uno sistema più ampio nel quale racconteremo il sistema difensivo della città di Torino e della sua influenza nell'evoluzione urbanistica della città".
Una riapertura che si inserisce in un anno importante per la Torino sotterranea. "Quest'anno", spiega il Direttore del Museo Pietro Micca Franco Cravarezza, "cadono i 60 anni dalla scoperta della scala esplosa di Pietro Micca." "Nell'ambito delle iniziative", aggiunge, "ai primi di luglio inaugureremo la nuova copertura di accesso al forte del Pastis, riportata alla luce con 30 anni di lavoro volontario degli amici del museo Pietro Micca".