Economia e lavoro - 09 marzo 2018, 12:10

Un motore a 5 cerchi per trainare turismo, economia e territorio a Torino. Vent'anni dopo e spendendo un miliardo in meno (VIDEO)

La città sogna il 2026 per riprendere lo slancio dei Giochi Olimpici Invernali. Ilotte: "Nessuno come noi rispetta i criteri di sostenibilità del CIO"

"Non pensavamo a un'accoglienza così calda e forte per un'idea che è nata in un circolo ristretto di persone, ma che presto è diventato un tema sostenuto da tanta gente e dai media". Vincenzo Ilotte, presidente della Camera di Commercio di Torino racconta così l'atmosfera che in queste settimane sta accompagnando l'idea di una Torino 2006 che potrebbe diventare 2026.

Tutto muove dalla nuova tendenza del Cio che intende riportare i Giochi nelle città che già le hanno ospitate. La cosiddetta "Legacy". Ecco perché la città della Mole ci riprova. E ha stilato uno studio di prefattibilità: "Abbiamo stimato quanto può costare semplicemente rimettere le chiavi nel cruscotto e riavviare la macchina", spiega Ilotte. "Parliamo di un territorio che dal 2006 ha scoperto una vocazione e ha goduto di una spinta che è ancora visibile oggi. E la gente sente ancora questo orgoglio, già in tanti ci ringraziano per questo tentativo".

Attualmente le infrastrutture presenti valgono oltre 1,8 miliardi di euro, di cui solo il 5% finanziato da enti pubblici locali. E l'Agenzia Torino 2006 ha lasciato un avanzo di gestione di 160 milioni di euro. Accanto a questo, una grande crescita di imprese attive in settori legati ai Giochi, tra ricettività e sport. Soprattutto nelle zone più legate alle Olimpiadi, dal 2006 al 2017 le aziende sono cresciute nel turismo in maniera vorticosa: +46,3% in città, ma +22,5% nei Comuni delle valli Olimpiche e +28,1% in Valsusa, Sangone e Pinerolese.

"Ci sono poi i sondaggi d'opinione, che testimoniano l'affetto del territorio per o Giochi, a parte una minoranza che è sempre contraria a tutto". E il turismo racconta di una crescita esponenziale dalle Olimpiadi in poi. "Solo noi, in Italia, ma anche in Europa conto poche alternative, abbiamo tutti i requisiti che chiede il Cio - ribadisce Ilotte - tra riutilizzo dell'esistente, impatto ambientale e costi complessivi. E si potrebbe essere pronti due anni prima, con eventi preparatori ai Giochi". I costi? Solo per rimettere in moto gli impianti sportivi (bob compreso, che potrebbe essere raffreddato con un impianto solare) costerebbe 170 milioni di euro. Per i villaggi atleti e media, invece, i metri cubi nuovi saranno a zero, recuperando e rivalutando l'esistente e le periferie degradate. Il costo sarebbe di 500 milioni di euro. Altri 50 milioni serviranno per le infastrutture di mobilità, tra strade, autostrade e ferrovie. Rispetto a quanto speso dal Toroc nel 2006, la spesa sarebbe di 2 miliardi e 80 milioni, oltre un miliardo in meno se confrontato al vent'anni prima.

Senza costi per la finanza locale.I tempi sono stretti: la città deve avanzare la dichiarazione di interesse entro fine marzo. Entro ottobre 2018 il CIO sceglierà le città candidate, mentre entro l'11 gennaio 2019 si dovranno presentare o dossier di candidatura. Il 12 aprile 2019 serviranno le garanzie finanziarie delle operazioni, mentre la scelta definitiva sarà presa a Milano, a settembre 2019. "Serve la collaborazione e la responsabilità di tutti, evitiamo i No a priori", è l'esortazione di Ilotte.

Massimiliano Sciullo