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Attualità | 01 dicembre 2017, 13:30

Dall'Africa all'atelier in San Salvario: “Sono venuto in Italia per realizzare il mio sogno”

La storia di Djamil, stilista senegalese, partito da casa per arrivare nel Paese della moda e lanciare il suo marchio

Dall'Africa all'atelier in San Salvario: “Sono venuto in Italia per realizzare il mio sogno”

A Torino, in San Salvario, c'è una bottega, dove lavora una persona. E dentro questa bottega c'è il sogno che ha portato la persona in questione fino a San Salvario. O meglio, in Italia, la patria della moda.

Il punto di partenza è nella lontana Africa, in Senegal, dove inizia la storia di Djamil, che per raccontarla parte dalla fine: “Ho sempre sognato di venire qua per lanciare il mio marchio di abiti”. E, almeno per il momento, questo sogno si sta realizzando. Il tutto nell'atelier dove Djamil lavora tutto il giorno per disegnare e comporre i capi di abbigliamento del suo marchio, Torou Urban Style, in un mix di riferimento stilistici che viene dai due continenti. E la sua bottega è un punto di partenza e uno di arrivo.

Per anni Djamil ha guardato all'Italia dal Senegal, dove lavorava, proiettando sul Belpaese la sua grande aspirazione, fino a che, nove anni fa, l'occasione per partire è arrivata: “Sono arrivato in Francia, dove mi sono messo in regola con i permessi, ma ci sono stato poco, perché è qui che volevo provare ad aprire il mio marchio”. La prima tappa italiana è la Toscana, dove la vita di Djamil è costellata di lavoro, continuamente in movimento, come quella di tanti altri ragazzi senegalesi che lavorano sulla costa e vivono nell'entroterra. “Di sera facevo il cameriere, mentre di giorno andavo sul lungomare per vendere i miei vestiti”. E, oltre a trovare il tempo per disegnarli e realizzarsi, incontra una ragazza italiana, che diventerà sua moglie.

Ma non è ancora la Versilia la vera destinazione di Djamil, che dopo anni passati sulle coste toscane decide di cambiare e arrivare sotto la Mole del capoluogo piemontese. La destinazione è quella di San Salvario, dove tre mesi fa ha aperto il suo marchio, Tarou Urban Style. Il quartiere, racconta, gli piace molto, anche se ci sono diverse difficoltà: “La zona e bellissima, e ad essere sincero il fatto che sia culturalmente multietnica per me è anche un vantaggio. L'unico problema è che qua intorno è pieno di spacciatori. Sono ragazzi di colore come me e capisco le loro difficoltà, però la cosa è spiacevole”. Torino è razzista? “Sicuramente no, anche se devo dire che c'è ignoranza, e questo fa si che ci siano persone razziste”.

Adesso le giornate di Djamil sono nel suo atelier di San Salvario. Un piccolo spazio, dove lavora ogni giorno, tutto il giorno, chino sulla sua macchina per cucire, circondato dalle sue creazioni appese su ogni parete e dai libri, che affollano gli scaffali e i mobili. “Cerco di fare un mix tra lo stile europeo e quello africano, senza però legarmi troppo ai due generi”. Per chi vuole il successo nel campo della moda la vita non è facile e le occasioni non sono molte. Ma lui ne è consapevole, racconta mentre sta tagliando il tessuto, e ce la sta mettendo tutta, con l'ottimismo di chi ha già percorso un pezzo di strada e la voglia di farne ancora tanta.

E oggi, a 38 anni, nel suo atelier, lavora per realizzare i suoi obbiettivi. “E' da quanto ero un ragazzo  in Senegal che sognavo di venire in Italia, la capitale mondiale della moda, e lanciare il mio marchio. Mi sento bene, non capita a tutti di avere la possibilità di realizzare i propri desideri, e tra le persone che vengono in Europa dall'Africa sono tra quelli che ha una delle situazioni migliori. Questa è la mia strada”. Che è ancora lunga, ma “oggi sono felice”.

Bernardo Basilici Menini

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