Quella del Centro antidoping “Alessandro Bertinaria” è una vicenda lunga e complessa. Istituito con delibera regionale nel 1999 ed entrato pienamente in funzione in occasione delle Olimpiadi torinesi del 2006, è gestito da un Consorzio che, a seguito del recesso dell’unico socio privato nell’aprile 2016, è oggi composto unicamente da enti pubblici: la Regione Piemonte, l’Università di Torino, l’ospedale San Luigi e l’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta.
Già nel periodo immediatamente successivo ai giochi olimpici di Torino la Giunta regionale, attraverso l’approvazione di nuovo Statuto, aveva ridefinito il ruolo strategico del Consorzio in quanto, trascorse le Olimpiadi, vi era la necessità di “ampliare le attività dell’Ente affinché lo stesso potesse avere un ruolo determinante nell’ambito della tutela della salute dello sportivo, degli stili di vita ed avere delle importanti ricadute nell’ambito della ricerca scientifica, nonché nel consolidare e sviluppare compiti strategici nel settore della diagnostica tossicologica”.
In questa cornice, tra il 2007 e il 2009 il Centro ha ottenuto l’autorizzazione e l’accreditamento come laboratorio specializzato in chimica clinica, tossicologia ed ematologia ed è stato individuato come laboratorio regionale di riferimento per tutta la diagnostica tossicologica. Nel 2011, infine, è stato oggetto di nuovi, consistenti investimenti per la realizzazione di un laboratorio di biologia forense.
Pur a fronte di questo ampliamento di competenze, negli anni per il Centro sono insorti nuovi problemi. “La questione cardine riguarda in particolar modo il volume dell’attività oggi svolta nella struttura di Orbassano, un’attività che risulta insufficiente a garantire un futuro al Centro, il cui bilancio presenta sofferenze sempre più marcate, e quindi a tutelare le prospettive lavorative dei professionisti, tecnici e amministrativi oggi impiegati al suo interno”. A rendere esplicite queste criticità è il Consigliere regionale PD Andrea Appiano, che sull’argomento ha rivolto in Aula un’interrogazione all’Assessore alla Sanità Antonio Saitta.
“Una possibile soluzione per incrementare le prestazioni e, in prospettiva, riequilibrare i conti del Centro consisterebbe nel concentrare a Orbassano tutta la diagnostica tossicologica di primo e secondo livello oggi svolta in proprio dalle aziende sanitarie dell’ambito metropolitano torinese, prosegue Appiano. Questa è l’ipotesi di lavoro che, con la mia interrogazione, ho voluto proporre all’Assessorato. Peraltro si tratta di un’indicazione che consentirebbe non solo di garantire un futuro al Centro e ai suoi dipendenti, ma anche di valorizzare una struttura di laboratorio di assoluta avanguardia nel panorama italiano ed europeo”.
Per dare corso a tale ipotesi è tuttavia necessario risolvere alcune fondamentali ambiguità che caratterizzano l’attuale organizzazione e programmazione sanitaria regionale. Se infatti, da un lato, il Centro di Orbassano è stato ufficialmente riconosciuto come laboratorio regionale per la tossicologia, dall’altro alcuni atti recenti della Regione hanno individuato nel laboratorio dell’ospedale Mauriziano la struttura di riferimento per le indagini tossicologiche dell’area ovest torinese. “Bisogna mettere mano al più presto a questa contraddizione, conclude Appiano. D’altronde occorre rilevare come già oggi, nonostante le disposizioni indichino il contrario, il Mauriziano non svolga in proprio quel tipo di analisi ma invii le provette a Orbassano. Mi pare quindi che proprio Orbassano sia il miglior candidato come vero centro di riferimento per la tossicologia”.
In risposta all’interrogazione, l’Assessorato ha reso noto che è in fase di valutazione la costituzione di uno specifico gruppo di studio tra i cui obiettivi rientrerebbe l’analisi della situazione attuale del Centro, la definizione della sua mission strategica futura e del relativo assetto giuridico-amministrativo, l’individuazione, infine, delle attività da erogare a Orbassano, con particolare riferimento agli esami diagnostici di tossicologia e biologia forense.