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Sanità | 28 marzo 2020, 10:30

"Il mio unico pensiero era riuscire a respirare": il racconto di Elena, torinese ricoverata per Coronavirus

47 anni, rumena, vive in Val di Susa. Il suo calvario è iniziato il 28 febbraio. Il 13 marzo il ricovero, poi il 22 le dimissioni. "Non sono ancora guarita del tutto, sono in assoluto riposo a casa. Ma c'era gente che aveva più bisogno di me"

"Il mio unico pensiero era riuscire a respirare": il racconto di Elena, torinese ricoverata per Coronavirus

Parla ancora a fatica, tra i colpi di tosse. Elena Vivsenco, rumena di 47 anni, è in Italia dal 2002, vive in Val di Susa con il compagno e il figlio di 21 anni.

E' stata ricoverata per una polmonite da coronavirus dal 13 al 22 marzo all'ospedale Carle di Cuneo, dove è stata sottoposta per nove giorni all'ossigenoterapia. E' tra i primi dimessi dal reparto destinato al Covid 19. 

Adesso è a casa, a riposo. E' ancora positiva al tampone, così come lo è il suo compagno, asintomatico. Al figlio e alla sua ragazza non lo hanno fatto, sono chiusi in casa e stanno bene. Elena si sta pian piano riprendendo. E, soprattutto, ha ricominciato a respirare. Perché, per giorni, è stato il suo unico sforzo: "riuscire a respirare".

Tutto inizia il 28 febbraio.

Elena ha la tosse, continua e secca. Dal giorno dopo comincia ad avere male ovunque, fa fatica ad alzarsi dal letto, ha dei forti dolori al petto e fatica a respirare. Aspetta qualche giorno, ma comincia a capire che potrebbe trattarsi del coronavirus.

Il 3 marzo vede il medico. Avvisa che ha dei sintomi riconducibili a questa infezione, il medico le dà l'appuntamento dopo aver terminato tutte le altre visite, le dice di mettersi mascherina e guanti. I polmoni sembrano a posto, le prescrive un antibiotico e una lastra, da cui si vede che c'è un principio di polmonite. 

Il giovedì, è il 5 marzo, sta malissimo. Si presenta al Pronto soccorso dell'ospedale di Rivoli. Avvisa che è stata in Veneto a trovare la sorella, le fanno il tampone ed è positiva. Non ha febbre e la rimandano a casa. "Io non ho praticamente mai avuto la febbre in vita mia - dice Elena. L'ho spiegato ma hanno comunque deciso di non ricoverarmi.

Torna a casa, continua a peggiorare. Tosse e difficoltà a respirare. Non riesce a mangiare, non sente gli odori e i sapori. I suoi familiari la guardano con impotenza, sono preoccupatissimi. Passano altri giorni e il giorno 13 Elena si fa riaccompagnare all'ospedale. Resta lì per ore. 

I suoi polmoni funzionano per un quarto della loro capacità, "era come se si fossero induriti". Poi la decisione di trasferirla all'ospedale Carle di Cuneo, dove finalmente le danno l'ossigeno. Due litri al minuto: "nel momento in cui ho iniziato ad avere l'ossigeno mi sono sentita bene".

Il 22 marzo la sottopongono di nuovo al tampone. "Ero ancora positiva - racconta. Ma stavo decisamente meglio e ho chiesto di poter tornare a casa. C'era bisogno di letti e ho capito che dovevo lasciare il posto a qualcuno più grave di me. A casa sono in assoluto riposo, sono ancora molto debole, ma va decisamente meglio e so che ho preso la decisione giusta. Ora aspetto che passino i 15 giorni e mi risottoporrà al tampone".

Ringrazia il personale sanitario: "Nell'ospedale di Cuneo i dottori, gli infermieri, gli OSS... tutti sono veramente “ANGELI NELLA CORSIA”... grazie di cuore a tutti" ha scritto su Facebook.  

La sua esperienza l'ha sicuramente segnata ma è stata comunque una lezione di vita. Il suo è un messaggio positivo: "Sono stata fortunata perché sono stata tra i primi a essere infettata e ho avuto un posto letto in ospedale e tutte le cure di cui avevo bisogno. Non è scontato, per cui restate a casa. Invece di lamentarvi, imparate qualcosa da ciò che stiamo attraversando".

Barbara Simonelli

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