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Economia e lavoro | 20 dicembre 2019, 18:58

Vertice a Mirafiori sulla fusione Fca-Psa: sindacati soddisfatti su investimenti e stabilimenti, ma restano alcuni dubbi

Oggi in fabbrica l'incontro tra il ceo Emea di Fiat Chrysler, Pietro Gorlier e le sigle metalmeccaniche. Bentivogli (Fim): "Operazione necessaria, bene la conferma dei 5 miliardi di investimento". Palombella (Uilm): "Vigileremo sulle ricadute occupazionali". Re David (Fiom): "Servono però più investimenti per saturare la produzione e non essere l'anello debole rispetto a Usa e Francia"

Vertice a Mirafiori sulla fusione Fca-Psa: sindacati soddisfatti su investimenti e stabilimenti, ma restano alcuni dubbi

Dopo gli annunci internazionali, il momento del confronto e delle prospettive. Si sono ritrovati oggi, presso lo stabilimento di Mirafiori, i vertici di Fca e gli esponenti dei sindacati metalmeccanici per ragionare sulla direzione che imboccherà il Gruppo, una volta realizzata la fusione con PSA.

A parlare con i rappresentanti dei lavoratori, il ceo per la zona Emea di Fca, Pietro Gorlier, che ha illustrato i contenuti del memorandum con i francesi. Sotto la lente d'ingrandimento, sia la suddivisione 50-50 del "matrimonio", sia la presenza di un cda composto da 10 membri, di cui due espressione della forza lavoro. Ma anche il mantenimento di Comau all'interno del "perimetro" della fusione con Psa.

"La fusione offre molte opportunità per i due gruppi - commenta Marco Bentivogli, segretario generale di Fim Cisl - e la sfida per entrambi i gruppi sarà aggredire il mercato asiatico dove entrambe hanno una incidenza poco rilevante. Una notizia importante per l’Italia è che anche dopo il closing della fusione, il piano di Fca per gli stabilimenti italiani continua con gli investimenti già annunciati, ovvero 5 miliardi entro il 2022, su elettrificazione e ibridazione dei nuovi modelli".

E aggiunge: "Abbiamo ribadito nel corso dell’incontro ai vertici di Fca che questa grande operazione di fusione industriale non può e non deve assolutamente snaturare gli stabilimenti italiani che sono i primi al mondo soprattutto per quanto concerne l’organizzazione del lavoro. E riteniamo una vera svolta la presenza dei rappresentanti dei lavoratori dentro il consiglio di amministrazione, presenza necessaria soprattutto durante questo processo di aggregazione".

“La prima notizia di fondamentale importanza per i lavoratori è che il piano industriale per l’Italia procederà come da programma, senza essere intaccato o ritardato dal processo di fusione con PSA - concorda il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella - Ci è stato ulteriormente chiarito che i 3,7 miliardi di euro di risparmi annuali, da conseguire a regime con la fusione, saranno raggiunti non con chiusure di stabilimento, ma soprattutto da economie di scala su investimenti e forniture. Il nostro compito resta comunque quello di vigilare su eventuali ricadute occupazionali, poiché ogni fusione per sua natura comporta sia opportunità sia rischi”.

"È stato confermato infatti quanto previsto dal piano industriale per quanto concerne gli investimenti e le produzioni nei siti italiani - aggiungono il segretario generale Fismic Confsal Roberto Di Maulo e il segretario nazionale Fismic Confsal Lida Mannucci - Non ci sarà alcuna chiusura e non è prevista alcuna ripercussione occupazionale negativa. Anche l’azienda Comau rimane nel perimetro della fusione. La svolta assoluta per quanto riguarda le relazioni industriali, come avevamo già anticipato, è nella presenza di un rappresentante dei lavoratori nel Consiglio di Amministrazione".

Più critica invece la posizione della Fiom. Che pure riconoscendo gli aspetti positivi del confronto avuto oggi con i vertici FCA, non tralasciano di rilevare le incognite. "Hanno confermato quello che era già noto, rispetto al piano industriale - dice Francesca Re David, segretario generale di Fiom Cgil - tra gli investimenti e il traguardo del 2022''.

''Crediamo che gli investimenti vadano rafforzati, per essere pronti al momento della fusione con la saturazione degli stabilimenti, mentre ora si fa fatica a farlo, soprattutto a Torino, dove auto elettrica parte, ma non può bastare. Basta riflettere sul fatto che, allo stato attuale, se negli Usa assumono e in Francia non ci sono ammortizzatori sociali, in Italia invece la cassa integrazione è molto diffusa e dunque rischiamo di presentarci come la parte debole al momento della fusione definitiva".

Sulla stessa lunghezza d'onda anche Edi Lazzi, segretario provinciale di Fiom Cgil: "Giudichiamo positivo che vengano confermati gli stabilimenti, ma rimaniamo perplessi e critici sulla possibilità di garantire la piena occupazione soltanto con il restyling delle Maserati e la produzione della 500 elettrica. Pensiamo, e lo ribadiamo ancora una volta, che servano nuovi modelli, soprattutto per i lavoratori di Torino che entrano nel tredicesimo anno consecutivo di cassa integrazione''.

''Torino può essere rilanciata economicamente se le produzioni di auto torneranno ad essere in numero considerevole pensando magari di fare del nostro territorio il polo delle auto di alta gamma con le Maserati e delle city car con l'elettrico".

Massimiliano Sciullo

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