Vedi Alessandro Cattelan e pensi subito al suo celebre programma. Qui però siamo alla Nuvola, quartier generale Lavazza, e non c’è un set televisivo ma un grande palco, sul quale, poco prima di lui, è salita la fotoreporter Ami Vitale.
Questa volta, infatti, protagonista è la fotografia, perché ieri sera è stato presentato con un vero e proprio show il Calendario 2019 Lavazza, con 12 straordinari scatti della fotografa statunitense sotto il titolo “Good to Earth”, che nel mondo è nota soprattutto per il suo lavoro per National Geographic. Nella sua lunga carriera, Vitale ha raccontato i più incontaminati angoli del mondo, allo scopo, soprattutto, di comunicare quanto la salvaguardia del pianeta sia fondamentale per la stessa vita umana.
Ed è, questo, il messaggio che passa anche attraverso il calendario Lavazza. “Gli esseri umani – dice la fotoreporter – hanno bisogno della Natura, ma la Natura non ha bisogno di noi”. Nei suoi 12 scatti sono stati così coinvolti sei artisti, con le loro opere, realizzate in sei diverse nazioni del mondo, che sono prima fotografate immerse nella Natura, seguite poi da quello stesso paesaggio visto da un’altra angolazione. L’accostamento è mozzafiato soprattutto nel caso di Saype, artista svizzero, che per il mese di gennaio ha dipinto una bambina su un enorme prato colombiano.
Come ha spiegato Francesca Lavazza, membro del cda dell’azienda di famiglia e curatrice del calendario, l’intento è soprattutto quello di diffondere le buone pratiche per il rispetto dell’ambiente. “Un principio – sottolinea – che segue anche l’azienda”. Ed è anche il motivo per cui è stata lanciata una “call to action fotografica”, che invita le persone a scattare foto che documentino le buone pratiche rispetto alla salvaguardia dell’ambiente, che poi saranno postate sui social network con l’hashtag #GoodtoEarth. Le migliori saranno selezionate da una giuria di cui fanno parte anche la stessa Ami Vitale e Walter Guadagnini (direttore di Camera). Il miglior fotografo vincerà uno stage con la fotoreporter statunitense.
Nel frattempo c’è il calendario, che ritrae la Svizzera, dove dei bambini “sollevano” il lembo di un ghiacciaio come fosse un lenzuolo, nell’opera di Hula, oppure il Kenya, con il martin pescatore dipinto da Mantra. Tra gli artisti punta anche Millo, street artist belga già noto a Torino per i suoi lavori in Barriera di Milano (una sua opera compare sulla facciata di un palazzo in Belgio).
Completano il gruppo di artisti Gerada, autore di una gigantesca opera in Marocco, e Gomez, che ha lavorato in Tailandia.