"Scappa scappa!" si sentiva urlare per le strade del villaggio. Il drago era nuovamente sceso dalle montagne appuntite e, spiegando le sue grandi ali squamose sopra la pianura, sputava fuoco su case e animali.
Gli abitanti, vittime delle sue scorribande da molti mesi, avevano ormai imparato a prevedere il suo arrivo grazie al cambiamento del vento. Appena l'aria calda cominciava a spazzare i prati, loro correvano a cercare riparo dentro le acque del grande fiume Padus. Si mettevano a mollo, in quella che ormai era diventata per loro fonte di vita e di salvezza, portando con sé le proprie bestie spaventate. E lì restavano, a battere i denti dal freddo, fino a quando il drago non si stancava di far danni e riprendeva quota verso il suo nido tra le montagne.
Poi, zuppi ma vivi, facevano ritorno a casa. Alcuni sospiravano di sollievo nel trovarla ancora integra, altri urlavano di disperazione di fronte a un mucchio di cenere. E molti di questi si arrendevano, raccoglievano le poche cose che gli erano rimaste e andavano a stare altrove, lontano dal villaggio, lontano dal fiume Padus, lontano dalle montagne che gli facevano da cornice.
Ma un giorno, dopo l'ennesimo attacco, gli abitanti decisero di trovarsi in piazza, non per piangere e sospirare ma per cercare una soluzione. "Ci dobbiamo difendere, non è più tempo di scappare!" cominciò uno di loro. "Ma è troppo pericoloso!" rispose una donna stringendo al petto il figlio. "Nulla può essere peggio di adesso!" urlò il fabbro agitando i pugni rabbiosi in aria. "Ma come potremmo mai battere quel drago?" chiese un vecchietto grattandosi la barba. E, a quel punto, sulla folla scese il silenzio. Ognuno cercava una soluzione. Ognuno pensava al modo di mettere al sicuro il paese. Ognuno si chiedeva come poter finalmente eliminare fisicamente quella bestia feroce. Ma c'era forse una soluzione possibile o erano destinati a soccombere?
"Ci vorrebbe una bestia altrettanto forte" disse una vocina sottile in mezzo alla folla. "Forte ma buona" spiegò meglio. A parlare era stata una vecchina dai lunghi capelli grigi. Il drago, durante il primo improvviso attacco, le aveva portato via l’intera famiglia e lei, da allora, aveva smesso di parlare. Fino a quel momento. Tutti si girarono sorpresi a guardarla e rimasero così alcuni attimi, fino a quando un'idea si fece strada nelle loro teste. "Un altro animale" presero a sussurrare tra loro, "ci vorrebbe un altro animale". Un moto di assenso, come un'onda, prese forma e forza tra la gente. "I tori, i tori, uno dei nostri tori!" urlarono infine come una voce sola.
Nella zona erano presenti numerosi allevamenti, non a caso gli abitanti del villaggio venivano chiamati "Taurini", gli allevatori di tori, da coloro che abitavano le altre vallate. "I tori, i tori, uno dei nostri tori ci salverà!" diceva speranzosa la gente per le strade, mossa da nuovo coraggio. I tori di quella zona erano forti e sani, ma sarebbe stato possibile trovarne uno all'altezza di una bestia grande e feroce come il drago?
Durante la notte, gli anziani del villaggio passarono di casa in casa per scegliere il giusto animale. Misurarono larghezza del torace e lunghezza delle corna. Misero alla prova la forza delle zampe e chiesero ad ogni padrone notizie circa il temperamento e il coraggio di ogni bestia. Alla fine non ebbero più dubbi e, di comune accordo, scelsero uno dei tori più grandi, dal manto color rosso scuro. Un animale forte che poco tempo prima, per salvare un vitello, era riuscito a scacciare un intero branco di lupi. Il combattimento gli aveva lasciato delle cicatrici lungo i fianchi ma non ne aveva minimamente indebolito né fisico né carattere, anzi. Lui era il toro che poteva salvarli.
Il giorno successivo, quando l'aria si fece nuovamente calda preannunciando l'arrivo della bestia alata, tutta la popolazione scappò in acqua mentre il padrone del toro prescelto lo accompagnò fuori. Tremando di paura, ne accarezzava il manto cercando scioccamente di distrarlo e tranquillizzarlo. Ma l'animale, che era stato scelto anche per la sua notevole intelligenza, capì perfettamente la situazione quindi lo spinse via, verso il fiume, a volerlo mettere in salvo. Mentre lui scelse di rimanere fermo sul prato, con le zampe piantate saldamente a terra e il collo rivolto all'insù come a voler sbirciare tra le nuvole.
La popolazione vide da lontano il drago scendere in picchiata, sputando fuoco a destra e manca, per poi bloccarsi a mezz'aria, stupito dalla presenza di quella grossa bestia a terra che non sembrava aver nessuna intenzione di scappare, ma pareva volerlo sfidare. Stuzzicato dalla sfacciataggine del toro, si buttò nella sua direzione, con l’obiettivo di afferrarlo e ingoiarlo in un sol boccone. Ma, quando lo ebbe quasi raggiunto, non fece neanche in tempo ad aprir le fauci, che il toro si alzò sulle sue zampe posteriori e lo colpì violentemente al ventre. Il drago vacillò per il dolore e il toro ne approfittò per incornarlo nuovamente. La bestia alata si accasciò al suolo non prima, però, di colpire il toro con un'ultima zampata rabbiosa e di aprirgli una nuova profonda ferita lungo i fianchi già segnati.
Il silenzio assoluto cadde su tutta la pianura. Gli abitanti attesero a lungo che una delle due bestie si muovesse, poi decisero di avvicinarsi timidamente. "Il drago è morto!" annunciò uno degli anziani, provocando il giubilo di tutti. Di tutti tranne il padrone del toro che, in lacrime, si era avvicinato al suo animale coraggioso. Questi lo guardò con gli occhi già offuscati dalla morte imminente ma, prima di esalare l'ultimo respiro, ebbe il tempo di percepire la rara riconoscenza degli uomini. Tutti gli abitanti gli si fecero intorno. Qualcuno pianse, qualcuno lo accarezzò, tutti lo ringraziarono.
La carcassa del drago fu bruciata. Il toro, invece, fu seppellito ai piedi della collina e, da quel momento, tra gli Dei prese posto una nuova figura, un toro forte e coraggioso, protettore del villaggio.
Grazie al suo sacrificio la gente che viveva lungo il Padus fu finalmente libera di vivere e prosperare, far crescere il proprio villaggio fino a farlo diventare una grande città. Torino. La città il cui simbolo d'allora è un toro rampante, che non teme nulla ed è pronto a compiere il suo dovere, qualunque sia il prezzo da pagare.
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