C'è una scuola che non c'è. Ma che potrebbe esserci in un futuro nemmeno troppo lontano. È quella che potrebbe nascere dal progetto "Spazi innovativi per l'apprendimento", messo in atto dal Comune con la Fondazione per l'architettura e che punta a un miglioramento delle aule delle scuole cui siamo tutti ormai abituati. Ma non solo le aule, anche i giardini degli istituti, così come gli spazi per la mensa e altro ancora.
La convinzione, nemmeno troppo nascosto, è che anche il contesto influisca sulla bontà dell'apprendimento. Ecco perché il Comune - e in particolare l'assessorato all'Istruzione guidato da Federica Patti - ha chiesto aiuto ai professionisti per inventare una visione nuova del mondo scolastico.
Quattro gli istituti presi come "cavia": la scuola media Drovetti di via Bardonecchia, le elementari Gabelli e San Francesco d'Assisi, rispettivamente in via Santhià e via Giulia di Barolo e la scuola d'infanzia Chagall, di via Cecchi.
Nel primo caso, l'intervento è stato proposto sugli spazi per la didattica, mensa per le due elementari e il cortile per l'asilo. E i risultati sono stati presentati oggi.
"Si tratta di un primo importante risultato della collaborazione con la Fondazione per l'architettura di Torino - dice l'assessore Patti -. Bambini e bambine che trascorrono buona parte della loro giornata a scuola, lo fanno in spazi non confortevoli i poco funzionali. Le aule 2.0 o 3.0 richiedono una elaborazione diversa del pensiero pedagogico che tenga conto anche del rapporto con gli ambienti".
Dunque, un primo passo verso un orizzonte più ampio del semplice qui e ora. E che potrebbe portare a cambiamenti innovativi in città.
In attesa di capire se diventeranno realtà, intanto, le suggestioni messe su carta dagli architetti portano in direzioni curiose. Alla Drovetti, per esempio, potrebbero cambiare i colori - superando le vecchie convenzioni - così come il rapporto tra aule e corridoio.
Le mense immaginate per le due elementari, invece, hanno cercato di ottimizzare spazi e flussi di accesso agli spazi per mangiare, senza tralasciare l'interior design. Addirittura, per la Gabelli si è immaginato addirittura una diffusione della mensa in più zone differenti.
Il giardino della Chagall, infine, immagina addirittura aule all'aperto, costruite con la vegetazione e alternando zone d'ombra e di luce.
Per ora sono solo concept, non progetti veri e propri nel dettaglio. Ma sono il ponte tra il presente e un possibile, vicino futuro.
"A settembre - aggiunge Patti - andremo a raccontare la nostra esperienza di collaborazione tra istituzione e professionisti all'Anci, come buona pratica. Ma stiamo pensando e portando avanti anche altre strade per la riprogettazione degli edifici scolastici".